Mauro Bubbico

cecilia soli neri

 

Omaggio, prestito, furto?
Manifesto per l'inaugurazione del centro per la creatività Cecilia
Tito (Pz), 2011

Il sole. Rappresentazione grafica nella storia delle arti e delle culture

 

 

inteatro polverigi

soli arci sassi bw

 

Dopo la pioggia viene il sereno,
brilla in cielo l’arcobaleno:
è come un ponte imbandierato
e il sole vi passa, festeggiato.
— da "Dopo la pioggia" di Gianni Rodari

Gianni Sassi, assemblea nazionale costitutiva Arci Ragazzi, 1984

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luminarie montescaglioso

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ECOSISTEMA EDITORIALE NAPOLETANO
discorso sull'immaginario napoletano
Agnese Tamburrini

Isia Urbino, Diploma accademico di secondo livello
Grafica dei sistemi
Relatore Mauro Bubbico
Anno 2017

www.behance.net/gallery/57601225/Ecosistema-editoriale-napoletano

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GRAPHIC DAYS® TRANSITIONS
talk, workshop ed esposizioni per valorizzare l’aspetto dinamico del visual design.
Al Toolbox Coworking, Torino, dall’1 all’11 ottobre, gli artisti ed i professionisti più importanti della scena internazionale del visual design.

Quest’anno il festival, promosso da Print Club Torino, ha ospitato talk, workshop, e mostre per discutere sulle metodologie, sulle ricerche, sui prodotti e servizi orientati ad obiettivi ed ambizioni sostenibili e per ridisegnare l’equilibrio degli ecosistemi, mostrando come Il visual design possa contribuire al fondamentale percorso di assunzione del senso di responsabilità e del rischio da parte della società.
Questa edizione ha rappresentato un momento sperimentale per l’evoluzione del progetto Graphic Days®: gli organizzatori infatti hanno voluto trasformare le restrizioni vigenti a causa del prolungamento dell’emergenza sanitaria in un’opportunità per ripensare le tematiche e le modalità di coinvolgimento del pubblico. Questa infatti è la prima edizione del festival in cui è stato possibile seguire le conferenze anche in diretta streaming.
La mostra principale, Singolare Plurale ha presentato un corpus di progetti incentrati sul recupero delle iconografie storiche preesistenti tramite nuovi codici linguistici e visivi. La genealogia della mostra ha preso le mosse da un processo di ricerca e selezione svolto in collaborazione con Mauro Bubbico, uno dei maestri della grafica contemporanea, membro AGI e profondo conoscitore della tradizione popolare, intesa come un potente generatore di immaginari. La sua esperienza nelle reinterpretazioni dell’universo del folklore e della tradizione si estrinseca nel percorso espositivo sia con un suo contributo autoriale, sia con la scelta di alcuni progetti di tesi di ricerca presentati nella mostra, di cui fanno parte anche i progetti finali dei corsi che dal 2007 tiene all’Isia di Urbino, fin dalla direzione di Roberto Pieracini.
Il festival ha proposto inoltre la mostra fotografica Un’altra storia, di Luca Capuano e Camilla Casadei Maldini, composta da una serie di opere che riflettono sul concetto di “dimenticanza” e di “rimosso”, riferendosi nello specifico al periodo coloniale italiano nell’Africa Orientale e nel Mediterraneo.

La call
Graphic Days®, grazie al proprio ruolo di osservatorio permanente sul visual design, trasforma la mostra Singolare Plurale in un progetto dinamico e partecipativo che raccoglie e seleziona le candidature spontanee relative ai lavori più interessanti dedicati al tema del Regionalismo Critico, analizzato dal punto di vista della comunicazione visiva. A partire dal percorso espositivo co-curato insieme a Mauro Bubbico ed esposto nell’edizione 2020 del festival, Graphic Days® ha scelto di ampliare la propria indagine sul patrimonio culturale della tradizione e del folklore italiano attraverso una call permanente aperta ad artisti e progettisti invitandoli a candidare i loro progetti di ricerca nell'ambito del visual design in diversi contesti storici e sociali. I progetti potranno riguardare ricerche sperimentali, tesi di laurea o dottorato, realizzazioni di manufatti e opere d’arte, andando così a rappresentare una vasta gamma di sperimentazioni che abbiano come fil rouge la reinterpretazione contemporanea della tradizione.
I progetti selezionati da Graphic Days® verranno pubblicati sul sito della manifestazione creando così un grande archivio digitale e potranno trasformarsi in mostre aperte al grande pubblico, nell’ottica di un dialogo continuo con la community e con la società nel suo complesso.
Clicca qui per leggere il regolamento e inviare la tua candidatura

Frizzifrizzi.it: Singolare Plurale, la call di per artisti e progettisti che lavorano sul "regionalismo critico"

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VENTAGLI DEVOZIONALI PER QUANDO IL SOLE SPACCA LE CORNA

Nei mesi estivi, quando il sole spacca le corna, alle feste patronali dei nostri piccoli paesi meridionali con la grande calura l'unico modo per allontanare l'afa estiva è comprarsi un ventaglio devozionale. È un caratteristico oggetto di devozione che, oltre a onorare il Santo patrono, o la Madonna, ha anche una funzione di utilità pratica durante l’affocata stagione.
La banderuola reca sulle due facciate l’effigie del santo o della santa alla devozione dei quali il ventaglio è dedicato. Entrambe le icone vengono bordate con una riquadratura di carta colorata e variamente decorata, ricavata da scarti di fogli a stampa o di carta da pacchi, che, incollata con cura, fa da vivace cornice alle immagini. Ricoperta della stessa carta a colori è la bacchetta che sostiene il cartone e che serve principalmente – com’è facile immaginare – a imprimere, con lieve mossa della mano, il movimento che consentirà al possessore di questa specie di ventola il refrigerio di un po’ di aria ristoratrice durante le torride giornate dell’estate meridionale.
Le figure che illustrano i ventagli sono la riproduzione di incisioni, leggermente imprecise, ristampate in risograph, immagini semplici, rudimentali, da cui traspare una semplicità di concezione che non lascia indifferenti. Queste stampe a tono unico (inchiostro nero sul fondo della carta) sono figurazioni della tradizione che il popolo ha imparato ad amare e venerare in quanto sono in grado di parlare direttamente al cuore e all’anima.
Il ventaglio di devozione, grazie ad alcuni artigiani locali, è sopravissuto alla modernità imperante ed esiste ancora ai nostri giorni. Nel Salento soprattutto, e ora anche in Basilicata, in occasione di importanti festività i ventagli vengono esposti sulle bancarelle insieme ad altre chincaglierie. Resta comunque un oggetto di devozione molto piacevole, unico nel suo genere.

 

vetrina verticale

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Album fotografico del brigantaggio meridionale 1860–1865
a cura di Oreste Grossi
Mostra Accettura 4–11 dicembre 1983, Palazzo del Municipio Vecchio [Amministrazione comunale di Accettura, Mt / Biblioteca comunale In collaborazione con il Comitato per le manifestazioni artistiche e culturali di Sasso Castalda e il Centro Diaframma Canon di Milano].
Supplemento di Popular Photography italiana.
Originale stampato in Xerox presso Tipolito Pecoraro, Altamura.
Ristampa anastatica in Risograph e in 30 copie. Montescaglioso, Mt – Agosto 2017.


LE FOTO DEI BRIGANTI E I BRIGANTI DELLE FOTO

di Ando Gilardi (presente all'interno della rivista)

Troviamo qui le poche foto del briganti scampate al brigantaggio fotografico che ha avuto inizio in Italia intorno al 1850 e che poi è continuato sempre più ferocemente fino ai nostri giorni e non accenna a diminuire. L'autore ha il merito non piccolo di aver riunito le superstiti di un feroce massacro: guardatele bene! Ciascuna sopravvive ai giganteschi fotocidi che hanno sterminato irreparabilmente centinaia, forse migliaia di storici documenti come questi e che, probabilmente. in molti casi erano migliori di questi. Perché nel caso della fotografia la legge di selezione naturale funziona alla rovescia: è quasi sempre la più eloquente, quella che fa più impressione, che resta vittima del furto, della circolazione rischiosa provocata non da serio interesse storico e scientifico ma dalla curiosità morbosa; della manipolazione del grafico improvvisato il quale vuole aggiungere il suo strazio creativo ad una perfezione ottica che lo mortifica; del ragazzino del custode del Museo il quale la porta a scuola per farla vedere ai compagni.
Alcune di queste immagini, quei pochi che si occupano di storia fotografica le riconosceranno senz'altro. Sono, dall'ultima volta che le abbiamo incontrate ufficialmente (mi pare accadde per quella oscenità che fu la mostra allestita in occasione delle celebrazioni del centenario dell'unità d'italia a Torino) sono, dicevo, prodigiosamente invecchiate. Sbiadite, graffiate, macchiate, ammuffite. Altre, poi, esistono ormai solo nel fantasma retinato: meglio che niente, si capisce. Ma chissà dove e finita la stampa originale, per povera che fosse sempre più ricca del suo cliché, di informazioni. Probabilmente non è più tornata dall'inferno della tipografia: dove le immagini che passano se anche vengono indietro non son più, e mai più saranno, quelle di prima. Certo ci sarebbe stato bene, magari in appendice a questo fascicolo, un altro breve servizio dedicato ai «briganti» che negli Istituti e nei Musei, negli Archivi di Stato o dei giornali, nelle redazioni dove si impaginano libri e illustrati di ogni tipo e in vari altri posti, maltrattano le figure fotografiche – lasciandole sbiadire, non preoccupandosi di rinvigorirle finch'é tempo, tagliandole per l'impaginazione iconoclasta – come se maneggiassero la più superflua delle documentazioni, la più grezza delle illustrazioni, la più malleabile delle sostanze per la grafica.
Chiamano la nostra la Civiltà delle immagini ma forse intendono che lo dimostrl soprattutto l'esempio del francobollo raro venduto per cento milioni, quando la fotografia unica, irripetibile, irrecuperabile, non e nemmeno valutata come «curiosità» al mercato delle pulci.
La verità, lo ripetiamo per l'ennesima volta, e che la fotografia è nata e si è diffusa molto prima di una civiltà già capace di capirne il valore. Non tanto estetico, che questo ci interessa meno, quanto scientifico e morale proprio per quelle scienze che morali, si dicono, prima fra tutte la storia. Ma che tali non sono quasi mai per coloro che le predicano, per pura e semplice paura della verità del fatti cui, anche a distanza di secoli, sanno di appartenere colpevolmente.

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ATTRAVERSO LA CITTÀ – LA VIA DEL SOLE

La via del Sole è un stato un tour che ha portato il visitatore a scoprire i processi che hanno animato il workshop. Il visitatore ha vissuto l'esperienza di auto-costruzione, secondo i principi della struttura open, per entrare consapevolmente nella Cava del Sole e tracciare la strada che porterà e andrà oltre gli obiettivi del 2019.

In October 17th, 2014 Matera was chosen as European Capital of Culture for 2019. The theme of the application is Open Future. The two cornerstones of the project are the Open Design School and the I-DEA, the Institute of Demo-Ethno-Anthropology. The first intensive workshop for the implementation of the Open Design School took place in Matera in 2016 from September 1st to The objective was that of developing the concept of a highly innovative performance space inside an 18th century quarry – this space will host a portion of the activities for Matera 2019 – and to contribute to the design and planning of the Open Design School.
Through the City La via del sole
It has been a tour that has brought the visitor into the processes that enlivened the workshop. The visitor has lived the experience of the self-construction, according to the principles of open structure, to enter aware in the Cava del Sole to trace the route that will lead to – and go beyond – the ambitious goals of 2019.

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Project con Alberto Guerra

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FESTIVAL CITTÀ DELLE 100 SCALE
Rassegna internazionale di danza urbana e arti performative nei paesaggi urbani

Il festival è uno dei più importanti appuntamenti regionali di teatro e danza e si svolge nella città di Potenza, una città “verticale”, il capoluogo di regione più alto d’Italia. Potenza sorge lungo una dorsale appenninica nella valle del fiume Basento: i numerosi sali e scendi, le scale e le scalinate, i ponti e i viadotti creano quasi molteplici città nella città, collegano funzionalmente la parte bassa con quella alta e viceversa. Alla fisicità volumetrica degli spazi e alle scale, elemento comunicativo di identità dell'intero universo cittadino, sono ispirate le lettere che compongono per contrasto la parola Pre(x)arietà.

International show of urban dance and performing arts into the city landscapes.
The festival is one of the most important regional meetings of Theatre and dance and it takes place in the city of Potenza, the highest regional capital in Italy, a "vertical" city built along the Appenines in the valley of the Basento River. The numerous ups and downs, the steps and the staircases, the bridges and the viaducts create almost various cities in the city, and functionally they connect the upper and the lower city. The lettering of the word Pre(x)arietà (Precariousness) is inspired, by contrast, to the volumetric physicality of the spaces and to the steps, communicative element of identity of the whole city universe.

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notte dei musei 2017

 

LA NOTTE DEI MUSEI
Polo Museale Regionale della Basilicata
20 maggio 2017

Reliquiari a braccio di S. Eustachio e di S. Biagio, metà XV sec., Palazzo Lanfranchi, Matera.
Il reliquiario è una custodia di forma e materiale diverso, generalmente prezioso, per conservare ed esporre le reliquie. Reliquia, avanzo, resto. Infatti le reliquie sono i resti mortali dei santi o anche gli oggetti a loro collegati, come strumenti di martirio, abiti, utensili, compreso tutto ciò che la tradizione cristiana riferisce a Maria Vergine o alla vita, morte e risurrezione di Gesù Cristo.
Reliquiario a braccio: tipologia di contenitore per reliquie, a forma del braccio con la mano, molto diffuso sia in Italia sia in Europa. La mano può essere aperta oppure in atto di benedire o di tenere la palma del martirio o un oggetto simbolico, attributo del santo a cui si riferisce. Il braccio è in genere raffigurato con una manica o con un bracciale d'armatura, nel caso di santi cavalieri.

Museums as cultural houses, opening their doors even out of the usual visiting time, for a full immersion with shared activities: from music to creative workshops, from narration of the expositions to the photography. It is not a case that the Reliquary Arms of Saint Eustace and Saint Blase (second half of the 15th century) have been chosen as guide image of the event.

musei aperti corretto

 

LA NOTTE DEI MUSEI
Open night. Insieme fuori orario
Polo Museale Regionale della Basilicata
21 maggio 2016

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INSIGNE
analisi e mappatura per una riscoperta delle lettere urbane in Italia
Guido Dal Prà, Davide Eucalipto, Gaja Lanfranchi, Beatrice Schena

Isia Urbino, Corso di Diploma accademico di secondo livello
Grafica dei Sistemi
2° livello anno specialistica Editoria 2014–15
Corso Progettazione grafica
Docente Mauro Bubbico, tutor Gianluca Sandrone

behance.net/gallery/31235011/Insigne


Insigne was the title of the census of the urban lettering and historical shop signs, collected in a book. Designed in 2015 by Guido Dal Prà, Davide Eucalipto, Gaja Lanfranchi, Beatrice Schena. The survey concerned the cities of Vicenza, Torino, Palermo and Faenza. The project, beyond to resume the state of the art, included the design of a font, called Insigne, inspired by the whole research.

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"Se vuoi fare il pittore devi guardare la gente nostra, a quella dei nostri paesi".
Un consiglio che, a quanto pare, Luigi Guerricchio non si fece ripetere due volte.
Queste parole preziose gli furono regalate da Rocco Scotellaro in una lettera del 1952, a Portici, pochi mesi prima che il poeta di Tricarico si spegnesse alla giovane età di trent'anni.

Luigi Guerricchio, Cavalieri della Bruna (xilografia) e Lo struscio della Bruna (acquaforte), 1985.

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ENZO RAGAZZINI
Dimentica l’arco, dimentica le frecce, dimentica il bersaglio e succederanno cose meravigliose
Claudia Fandoli, Alessio Macrì, Andrea Tolosano

Isia Urbino, Diploma accademico di secondo livello
Grafica dei Sistemi
Anno 2012–13
Corso Progettazione grafica
Docente Mauro Bubbico, tutor Andrea Innocenti

www.behance.net/gallery/Enzo-Ragazzini-Monograph/11997929

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IL GEMELLO GENTILE DELLA RIVOLUZIONE
Rivalutazione critica dell'affissione circense
Gianluca Sandrone

Isia Urbino, Diploma accademico di secondo livello
Grafica dei Sistemi
Relatore Mauro Bubbico
Anno 2014

www.gianlucasandrone.com

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NEXT HOPENING
Progetto di riallestimento e comunicazione museo Palazzo Lanfranchi
Gianluca Sandrone, Michele Bozzi, Marika Mastrandrea, Giulio Cescobolla

Isia Urbino, Corso di Diploma accademico di secondo livello
Grafica dei Sistemi
2° anno specialistica Editoria 2013–14
Corso Progettazione grafica
Docente Mauro Bubbico

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PERUGIA. MANIFESTI PER IL RISVEGLIO DELLA CITTÀ
Mostra cittadina di arte visiva
La voce di 15 progettisti per il risveglio culturale e visivo della città

Dopo più di un anno di incertezza e silenzio culturale, le città hanno bisogno di forti segnali di ripresa. Il manifesto, come progetto visivo condiviso, è un importante strumento di comunicazione per una città viva e partecipata. PG_X è una call per dare a 15 voci eccellenti il compito di comunicare messaggi positivi di ripartenza attraverso le pubbliche affissioni. Segni, colori, parole, forme, messaggi che si srotolano in un percorso urbano incuriosendo, dialogando con la comunità e diffondendo stimoli visivi positivi.
I manifesti 70x100 vengono dislocati lungo le vie principali nei pressi del centro storico di Perugia, dal 17 al 31 luglio, ed esposti dal 15 al 25 luglio in una sala del Museo Civico di Palazzo della Penna (Museo di Arte contemporanea).
Durante i primi giorni di apertura della mostra, sarà ancora in corso a Perugia, il festival Umbria Jazz. Questo darà l’opportunità a PG_X di essere fruibile da un pubblico non solo locale, ma anche internazionale.


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piccole storie carattere copertina

PICCOLE STORIE DI CARATTERE
Cecilia Cappelli, Elena Guglielmotti, Agnese Tamburrini, Alessandra Tranchina
Fotografie di Mattia Parodi

Isia Urbino, Corso di Diploma accademico di secondo livello
Grafica dei Sistemi
2° livello anno specialistica Editoria 2015–16
Corso Progettazione grafica
Docente Mauro Bubbico

www.behance.net/gallery/43702601/Piccole-storie-di-carattere

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Gravina in Puglia, festa in onore del Santo patrono
Manifesto 

Quis ut Deus? (Chi è come Dio?)
La frase risale alla cosmogonia cristiana ed è attribuita all'arcangelo Michele, che la pronunciò incitando le milizie angeliche a cacciare dal cielo Lucifero poiché aveva osato mettere in discussione il potere di Dio. Il nome Michele deriva dall’ebraico “Mi ka el”, che vuol dire appunto “Chi come Dio". 

La fèst de San Mecòil
Ninì Riviello
Pu tammùrr e la bann / d’abbasce a Feneìt a la Chiesa Grann / se ne vè San / Mecòil ‘nprecessioun / mènz a le menìnn e a la delegazzioun. / Spoir la battarì! / Accummènz la fèst ca dur trè dì. / Sott a l’allumenazzioun accummènzen u sfùsce la uagnèdd e un uagnoun. / U fum de le marr e de le gnumerèdd / affetèsce tott la stratèdd. / Jnd a la cucìn Cuma Mariètt / spìl trècce e sfrice pulpètt.

 

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VIS MUSICAE

Comune di Taverna
Vis Musicae - The sound park between the two seas, International show of the Musical and environmental heritage of Mediterranean Sea. The idea of a cultural event along four days, where poetry, music, art, literature, gastronomy coexist. Every year Vis Musicae proposes different and fascinating realities, new cultures and worlds, often unknown, the solidarity and the attention toward the civil society make the event noble and relevant.

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NEW TRADITIONS
Pare una contraddizione affrontare il tema delle nuove tradizioni. Le tradizioni non si discutono, e nemmeno interessa chi le abbia istituite. Non c’è qualcuno che le inventa, ma sono la sedimentazione di processi molto lunghi che ad un certo punto si coagulano attorno ad un gruppo di persone, piccolo o grande che sia. Chiunque di noi si sia confrontato con una tradizione – locale, famigliare, religiosa, sportiva – sa anche che solo apparentemente esse restano uguali nel tempo: subiscono della variazioni impercettibili o degli scossoni, pur mantenendo forti il loro valore, il concetto e la struttura. Non esistono tradizioni congelate: la loro forza è rinnovarsi senza tradirsi. Il design maneggia tradizioni, ci gioca, le insegue, si nasconde, poi riappare, si ritrovano. Dà loro forma, le traghetta ai più giovani e le ricorda agli adulti.
— Riccardo Balbo, direttore IED Torino

Overground / Contemporary visual culture and lifestyle
A magazine published by Ied Torino
curated&produced by Undesign, powered by Hannibal store
Direzione creativa ed editoriale: Michele Bortolami & Tommaso Delmastro
Ottobre 2017

 

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La notte dei Cucibocca, edizione 2016
Locandina 35x50, stampa digitale

Questa volta la figura del Cucibocca evoca il cavalier Carritelli (Salamone) cittadino di Montescaglioso di cui narra Rocco Scotellaro a pag. 67 ne L'uva puttanella. Contadini del Sud (Laterza 1964), Scotellaro lo aveva conosciuto da recluso nel carcere di Matera. "Era l'uomo che avrebbe ucciso un suo bambino, dandogli da ingoiare due soldi. E poiché anche il primo bambino era morto improvvisamente fu sospettato dalla moglie e la legge doveva affermare la sua responsabilità".
Nel sottotitolo ho citato nuovamente Scotellaro, "il mondo è vicino da Chicago a qui / sulla montagna scagliosa che pare una prua". La prua richiama la figura del pirata-diavoletto-monachicchio minaccioso mentre il bambino è rappresentato con un disegno disney di Alice nel paese delle meraviglie, per richiamare nuovamente le favole.

 

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EL CAPRO
El Capro falcetto-diavoletto congiunge il carnevale di San Constantino Albanese e il rito del falcetto di San Giorgio Lucano. È la sintesi di tutti i carnevali della Basilicata. Rappresenta il mascheramento dell'azione del mietere: i mietitori si comportano come se l'operazione fosse in realtà una battuta di caccia al capro. Il titolo del manifesto è una strofa della Canzone della Rabata, anonima testimonianza letteraria di dolore e di ribellione, di rampogna e di minaccia.
In testa al capro ci sono un toupet di rose, accessorio tipico del carnevale di Tricarico, e una corona. I simboli della corona e della civetta derivano entrambi da un mio precedente lavoro sull'identità di Gravina in Puglia. La corona è ripresa dai finimenti del cavallo presente nel museo contadino di Gravina mentre la civetta è presente su un vaso greco del museo Ettore Pomarici Santomasi. Le culture agropastorali delle murge sono così tutte idealmente strette in un afflato corale di buon auspicio.

È un canto "aperto", una testimonianza letteraria di dolore e ribellione e come tutte le composizioni popolari nacque con il contributo di più persone che in comune avevano le esperienze di miseria e l'aspirazione ad una vita migliore. È un canto di lotta che parla delle condizioni dei contadini della Rabata.La canzone della Rabata nacque una sera in un gruppo di contadini, fra cui Rocco Tammone, Giuseppe Cetati, Giuseppe Paradiso, presente Rocco Scotellaro, che collaborò in una misura non precisabile all'elaborazione della canzone).
Ernesto De Martino, Furore Simbolo Valore, Il Saggiatore

Canzone della Rabata

La Rabatana è tutta ruvinata
andiamo facendo sempre frate o frate.
Promettono le strade e le latrine
poi fanno le chiazzette e l’assassine.

Adda fernesce sta cuccagne
e se nun ce vulite sta
le mazzate hann’a’ cammina.
Ce chiammeno zulù e beduine
ca nuie mangiamme assieme a le galline.

Int’a’ Rabata nun ce so signure
nun c’è né Turati né Santoro.
Nuie simme a’mamma d’a bellezza
nun simme né trifugghie e neanche avezza.

Voi che fate l'intelligente
non capite proprio niente.
Se nun fosse pe’ li cafoni
ve mangiassive li cuglioni.

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In one of the more mysterious nights in the year, the eve of the Epiphany, a series of rites and traditions relives in some Italian villages and small communities, well set in the ancestral memory of the rural world. Disappeared during the Nineties, the tradition of the Cucibocca, came back to new life in the town of Montescaglioso, and nowadays it is followed and supported, thanks to the effort of informal groups, associations, citizens. The Cucibocca is a holiday for children and it has the purpose, among the peasantry, to deal with the fear of the youngest, such as the children's literature do. Since 1999 I've produced for this cultural event 18 posters.

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PATTERN. ELOGIO DELL'ORDINE
Le navi da guerra, William Morris e i sedili degli autobus.
Cecilia Negri

Isia Urbino, Diploma accademico di secondo livello
Grafica dei sistemi
Relatore Mauro Bubbico
Anno accademico 2016-17

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RINASCIMENTO VISTO DA SUD
Matera, l’Italia meridionale e il Mediterraneo tra ’400 e ’500
Matera, Museo di Palazzo Lanfranchi
19.04—19.08.2019

Questa spettacolare mostra guarda al Rinascimento da una diversa prospettiva meridiana che permette di illuminare aspetti inediti di quella grande vicenda culturale. 250 opere per rileggere con un taglio nuovo cento anni fondamentali per la storia del Mezzogiorno, dell’Italia e dell’Europa: opere di Colantonio, Antonello da Messina, van Eyck, Jacomart, Sagrera, Donatello, Laurana, Mantegna, Bellini, ma anche Raffaello, Machuca e Polidoro da Caravaggio e tanti altri, ma anche portolani, strumenti di navigazione, libri, incisioni, documenti, ceramiche, tessuti, oreficerie e gioielli per raccontare le affascinanti rotte mediterranee della cultura di quel tempo.

THE RENAISSANCE AS SEEN FROM THE SOUTH
Matera, southern Italy and the Mediterranean between ’400 and ’500
This spectacular exhibition looks at the Renaissance from a new and different point of the compass, shedding light on largely unknown aspects of that immense cultural revolution. Two hundred and fifty exhibits walk you through a century of crucial importance for the history of the south, of Italy and of Europe as a whole, with works of art by Colantonio, Antonello da Messina, van Eyck, Jacomart, Sagrera, Donatello, Laurana, Mantegna, Bellini, Raphael, Machuca, Polidoro da Caravaggio and many more, along with mariners’ maps and instruments, books, engravings, documents, ceramics, fabrics, jewellery and other precious items of the goldsmith’s art, offering a unique insight intothe fascinating routes that criss-crossed the Mediterranean and forged the spirit of the age.

 

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NOVUM Magazine
World of Graphic Design
01/02/2021

AMBIVALENT NARRATIVES
by Susanne Schaller

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I LIBRETTI DEL CALIBANO
Autoproduzione, ricerca personale, 2017
Calibano booklets n.1: Song of the Rabata (Rocco Scotellaro)
Calibano booklets n.2: Song Redemption Songs (Bob Marley)

I libretti del Calibano, ispirati ai libretti di Mal’Aria di Arrigo Buggiani, sono una rivista popolaresca stampata in formato A4 su carta di risulta e piegata a croce.
Composti a mosaico con testi e immagini, sono stampati in risograph su frammenti di fogli ricavati da poster personali prestampati.

“The Calibano booklets”, inspired to the “Mal'Aria booklets” by Arrigo Buggiani, are a series of folksy magazines printed in A4 format on recycled paper cross-folded. Composed as a patchwork with texts and images, they are printed by means of Risograph on fragments of papers recovered from personal preprinted posters: We are the Mother of the Beauty, we are not weed but the Future of Humanity.

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LA BENEDIZIONE DEI CAMPI
2016, 2018

Vòffele, intreccio di spighe di grano
di Angelo Loglisci, Gravina in Puglia
Fotografie di Pierangelo Laterza
 
Come Christus patiens risorge in Christus triumphans così i chicchi di grano, disseminati e morti nella terra gelida e infertile invernale, ritornano in vita nel rigoglio della terra calda e fertile primaverile. Alla passione e alla resurrezione di nostro Signore Gesù Cristo rispondono la “passione” e la resurrezione del grano: lo spirito divino e lo spirito vegetale si fanno nutrimento, dell’anima e del corpo, dell’umanità.
La festa del Crocifisso e della benedizione dei campi affonda le proprie radici nell’evidenza del rito magico-sacrale della beneaugurante ciclicità morte-vita. Il contadino gravinese alla fine della mietitura sottraeva all’ultimo covone un ciuffo di spighe lo tagliava negli steli fino ad una lunghezza di 20-30 cm, lo legava con spago o del nastro e, ritornato a casa, lo affiggeva quindi sulla porta d’ingresso della sua dimora o presso una sagra effigie o nella stalla. Questo mazzetto di spighe è chiamato nel dialetto gravinese Vòffele.

– prof. Francesco Laiso

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Febbraio. Carnevale montese 2013, manifesto 50x70

La sfilata dei carri allegorici in cartapesta è una tradizione antica che caratterizza la seconda parte della festa del Carnevalone montese.
Questa figura (marionetta) bifronte (uomo-donna) cavalca il “cignale”. L’uso di etichettare una persona con l’epiteto di cinghiale per dire rozzo contadino ricorda “il Capo” Franceschino Zaccaro, che fu noto personaggio del paese legato al folclore locale. Per molti anni, per mantenere viva la tradizione, egli importò per la sfilata di carnevale i carri dismessi dal più importante carnevale di Putignano. Grazie agli sforzi del Capo, da alcuni anni una generazione di giovani crea le proprie allegorie e le fabbrica sul posto.

In Basilicata beetween the end of January and the beginning of February the Carnival assumes different forms: the Cowbells of San Mauro Forte; the transhumants in Tricarico; the “Carnevalone” in Montescaglioso; the Horned Masks of Aliano; the Hermit in Satriano; the chained Bear of Teana. The circle of the time, the transhumance, the cycle of the Nature and Agriculture, the rites of the Fertility of the Earth, the power of the Nature and the dark forces of the forest, evoked in a series of ancestral rituals, reiterated for centuries.

ceramic

 

BIGIÙ
Ceramic Jewellery. Gioielli ceramici
a cura di Enzo Biffi Gentili
Associazione di cultura ceramica L’isola di Samo
2016, Vietri sul Mare

La ceramica d’arte campana è da sempre illustre. Basti citare almeno tre storiche tappe: nel IV secolo a.C. sbocciarono a Capua e a Cuma forme vascolari a figure rosse; nel XVIII d.C. si fondò a Napoli la Real Fabbrica di porcellana di Capodimonte; nel XX secolo a Vietri sul Mare Guido Gambone fu protagonista di un’innovazione basata sulla tradizione di assoluto e riconosciuto valore e impatto internazionale. E internazionale e innovativa torna a essere la manifestazione vietrese Viaggio attraverso la ceramica, mettendo in vetrina manufatti particolari, splendidi gioielli ceramici da intendersi anche come accessori di quella moda che rappresenta un vertice estetico ed economico del Made in Italy. Non un azzardo, ma una scelta convinta che allarga gli orizzonti progettuali e commerciali della ceramica vietrese, pur nella fedeltà alla sua grande qualità tecnica e materiale.

1. Bigiù, trip through the pottery
2. Sileni and Syrens, pottery competition
In Vietri sul Mare (Campania) exists a long pottery tradition, nowadays in crisis. My effort to enhance this huge heritage of workshops and skillful craftsmen.

isoladisamo

 

falcone scolpire erotismo

divorata dal sole

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montemurro capitale per un giorno

divorata dal sole

L’OBJET TROUVÉ

Se si leggono i libri di etnologia si vede che gli oggetti d’uso fatti a mano dai popoli primitivi, cioè dai popoli che ancora non conoscono l’agricoltura ma solo la caccia e la pesca, passano sempre attraverso un’impostazione magica, nel senso che la loro funzionalità – e quindi le forme che assumono – risponde prima ad esigenze magiche e poi ad esigenze, come diciamo noi, meccaniche: strettamente meccaniche [...]
Se un primitivo si fa un cucchiaio, non è tanto il peso, la materia, la comodità del manico a preoccuparlo, quanto il fatto che la forma e i segni sul cucchiaio abbiano un significato, siano d’aiuto e di commento a quello che il bere – rito più che gesto – può significare nell’idea generale del mondo e della vita.

— Ettore Sottsass, Disegno magico in Per qualcuno può essere lo spazio, pagg. 164-168

 

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Sassi di Matera, Mimmo Castellano, 1964

 

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Archivio Mauro Padula

 

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CONZA DELLA CAMPANIA
Simona Gallo, Roberto Arista

Isia Urbino, Corso di Diploma accademico di secondo livello
Grafica dei Sistemi
2° anno specialistica Editoria 2012–13
Corso Progettazione grafica
Docente Mauro Bubbico

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9. Van Gogh al circo di Calder fuma la pipa-non pipa di René mentre pensa all'ultima lettera da scrivere a suo fratello Theo. Con Sara Paternicò.

Per informazioni sull'acquisto dei poster
bubbicomv@tiscali.it

 

 

 

 

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AGAINST THE BOSSI-FINE LAW
2002

The dark-skinned model holds a target to make clear the xenophobic racist consequences on immigrants on this poster protesting a new discriminatory italian immigration law Bossi-Fini.

museum-gestaltung.ch/en/ausstellung/protest/

rivoluzione bambino bandiera

 

 

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FREEDOM MANIFESTO

Humanity on the move / Umanità in movimento

Museo Centrale Montemartini di Roma
28 settembre – 31 dicembre 2017
Mostra a cura di Fulvio Caldarelli, Armando Milani, Maurizio Rossi

“Il manifesto storico – con tutte le sue appendici tardo-moderne e post-moderne – è stato lo strumento di persuasione o dissuasione di soggetti sociali individuati nel loro ruolo politico e professionale. Ora dovrebbe aprirsi la fase di una comunicazione attenta alla vocazione delle persone, al senso rimosso della vita vissuta piuttosto che alla professione alla quale essa stessa ci costringe”. (Alberto Abruzzese)

cover squarcio sublime

MERIDIANO
lo squarcio sublime tra il sensibile e l'intelligibile
Francesco Del Rosso

Isia Urbino, Diploma accademico di secondo livello
Grafica dei sistemi
Relatore Mauro Bubbico
Anno 2016

behance.net/francescodelrosso

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Fabbrica Italia. Giugno, numero speciale di Domus che racconta di un viaggio alla scoperta delle specificità di un "modo italiano" di declinare i temi della fabbrica e della manifattura, in uno stretto rapporto con il territorio nazionale, da sud a nord (da nord a sud), fisico e culturale.
www.domusweb.it/it/editorial/2018/06/04/domus-1025-fabbrica-italia.html

(La copertina dell'allegato al numero 1025 di Domus, "Arcipelago Italia", è stata disegnata da Giuseppe Basile. I ritratti nella pagina delle news sono stati disegnati da Elisa Mulazzani).

 

interni luglioagosto2019 interno

 

Interni. The magazine of interiors and contemporary design. N. 8 July-August 2019.
Omaggia a Matera 2019 capitale europea della cultura mediante la stilizzazione di un vaso antropomorfo e di una decorazione ad intarsio marmoreo di elementi naturalistici, uccelli e foglie dalle movenze curvilinee (Bottega meridionale della prima metà del XVIII secolo) presenti nei due musei della città lucana, Ridola e Palazzo Lanfranchi.

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Nel 1973 ho realizzato il primo manifesto sulla Festa del luglio materano. Avevo utilizzato una immagine fotografica ricavata da una serie di fotografie dei momenti per me più significativi dell’azione folklorica. Le immagini seguivano i tempi della rappresentazione pubblica, ma tendevano a privilegiare gli oggetti piuttosto che le persone. [...] Un artigiano mi ha consentito più tardi di riprendere le fasi costruttive del “carro” e delle parti in cartapesta, sino al montaggio finale della struttura portante. Ho collegato in questo modo il “momento individuale” e nascosto della fabbricazione del “carro” con quello pubblico della festa e dei rituali. Mi sembrava allora di capire meglio le connessioni e i significati folklorici attribuiti alla tradizione della festa e sostanzialmente al di fuori di essi, quelli che costituivano l’apparato complessivo di una “progettazione popolare” che partendo dall’oggetto simbolico principale (il carro) si estendeva agli addobbi dei costumi dei personaggi sino a quelli urbani che coinvolgevano abilmente il sottoproletariato contadino degli abitanti dei Sassi di Matera con gli strati di popolazione più agiate che abitava nelle zone alte della città. Quindi un progetto politico che per un breve periodo concedeva alla classe contadina di unirsi alla Chiesa e ai proprietari terrieri. Come un pezzo di pane che veniva distribuito alla gente, il carro allegorico analogamente veniva distrutto e frammentato nelle sue parti alla popolazione.
Il “sacro” lasciava spazio al “profano” come spesso avviene nei rituali del Mezzogiorno. Il secondo manifesto è del 1977 e si basa sul concetto di frammentazione di una parte unitaria che dilata i suoi segni analogamente a quanto avviene nella scomposizione del “carro allegorico”. La preparazione degli impianti litografici è stata fatta manualmente per una stampa a tinte piene anch’essa in analogia con la pitturazione a tempera degli oggetti di cartapesta. Nella parte alta del manifesto ho inserito una vecchia fotografia d’archivio del “carro” prima di essere distrutto.
— Mario Cresci, Frammenti di metodo, in “Grafica. Rivista di Teoria Storia e Metodologia” n. 7, luglio 1989

Nel 2011 all'interno della terza edizione del workshop Antezza Tipografi - Kodak "Knowing&Printing .03 - Nuove tecnologie di comunicazione ed interazione in prestampa" il manifesto è stato ricostruito nell'impianto e ristampato in 300 copie.

 

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TRADITION AS REVOLUTION
Calendario Antezza 2018

Tradition as revolution è il titolo coniato da Enzo Biffi Gentili per un gruppo di 13 poster progettati da Mauro Bubbico, anche sulle immagini di Mario Cresci, ed esposti al MIAAO di Torino all’interno della mostra POLISGRAPHICS Nuove arti applicate “impegnate” dall’11 al 31 ottobre 2017. Negli stessi giorni è stato stampato questo calendario. “PolisGraphics documenta alcuni lavori realizzati a partire dagli inizi del XXI secolo da ventisette designer italiani di varie generazioni, sul tema della polis intesa nell’accezione ampia del termine: città, comunità, democrazia, autonomia, e come radice etimologica del termine politica. Gli artefatti esposti, quasi tutti autoprodotti, sono espressioni di un pensiero eccentrico, davvero “laterale”. «Ad esempio la coppia, formatasi per l’occasione, composta da Mauro Bubbico e Mario Cresci, invita a considerare la tradizione come rivoluzione, in una lettura diversa, persino “avanguardista” della cultura popolare, e del Sud come terra eletta per un nuovo tipo di progettazione, anche esistenziale.»

Le dodici pagine del calendario Antezza 2018 fanno parte di uno studio più ampio in cui due progettisti della comunicazione visiva di generazione e provenienza diversa (il viaggiatore e il giardiniere) con attrezzi e in periodi differenti hanno indagato lo stesso contesto, Matera e il Mezzogiorno d’Italia. Come scrive W. Benjamin: per raccontare il mondo si può essere un viaggiatore o un agricoltore sedentario. «L’esperienza si pone come punto focale poiché è da lì che i primi narratori attingevano per i primi racconti. Un buon narrante è colui che riesce a distinguersi dal chiacchiericcio con uno stile personale. Pur tornando al proverbio popolare secondo cui “chi viaggia, ha molto da raccontare”, Benjamin non privilegia il viaggiatore rispetto all’agricoltore sedentario, altro archetipo di narratore. Essendo la narrazione una forma di artigianato, nell’apprendistato dello stesso bisogna fare tesoro sia dei consigli del viaggiatore, che ha appreso tecniche da posti lontani, sia del sedentario, scrigno di tradizioni secolari» (Benjamin, 1936). La tradizione, come un potente generatore di immagini, è il passato raccontato attraverso le emozioni per divenire presente. Le immagini esistono solo quando sono guardate (P. Pallottino), le nuove lasciano che le vecchie finiscano in un magazzino sotterraneo e vi rimangano fino a quando qualcuno non le ridesterà per rileggerle e rimetterle in circolazione.

 

 

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FARINELLA LOVE
Poster per il Carnevale di Putignano 2020

Con il carnevale di Viareggio, di Venezia e di Acireale, quello di Putignano è uno dei più importanti carnevali nazionali. La maschera che lo rappresenta, ispirato ad un fantomatico personaggio popolare putignanese soprannominato “A’ Far’nod” (Farinella) che altri non era che un contadino spensierato e avvinazzato. Il primo manifesto ufficiale con la rappresentazione della maschera di Farinella fu disegnato dal ventunenne “pittore di giornali” Mimmo Castellano nel 1953. Dino Parrotta, attore putignanese, partendo da una ricerca personale sul lavoro di Castellano ha operato un “redesign” della figura caratterizzando l’identità del personaggio e ricollocandolo nella tradizione della commedia dell’arte. Da questo punto di vista la mia proposta ha analizzato il progetto di Mimmo Castellano (1932-2015, membro Agi dal 1980) ma ha inteso interpretare la ricerca di Dino Parrotta aggiungendo al racconto una misteriosa signorina in nero.

 

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Talvolta bisogna di fare i conti con l’immediato passato e non solo, che interpretiamo come esperienza in parte catalogata in parte da catalogare, quindi da sistemare nei nostri palinsesti e nelle nostre profilazioni, e allo stesso tempo bisogna impegnarsi in un nuovo percorso che traccerà nuovi sentieri, esplorerà nuovi campi e seminerà nuove idee. In questo pendolo, scandito quotidianamente dal giorno e dalla notte che si alternano inesorabilmente uno dopo l’altra, solo in apparenza uguali, ma sempre diversi, non foss’altro che per la freccia del tempo che accumula ogni giorno sedimenti su di sé, ma che fa anche perdere, fino a smarrirli, sedimenti accumulati nel tempo. Di questo pendolo Mauro Bubbico ne ha fatto un percorso di ricerca.
Un tema che richiama spesso nei suoi lavori, mi va di pensare al manifesto per il Centro per la creatività Cecilia di Tito (che richiama il manifesto per l’Assemblea nazionale costitutiva dell’Arci Giovani del 1981). Mi viene in mente anche la lentezza e l’armonia della cover di Domus 1025/2015 con il pendolo tra natura e architetture: la lumaca e il cavallo che incrociano le geometrie delle linee.
Bubbico non è solo un graphic designer e illustratore, quanto (se mi è permesso un sillogismo) un “raccontatore” di profondità svelate. Uno che ha fatto della ricerca profonda nelle subculture soggiacenti nei territori non un richiamo a come eravamo e a cosa abbiamo perso, quanto lo stimolo per una loro reinterpretazione per delineare un diverso presente e una proiezione verso un nuovo futuro più consapevole.
Noi stiamo ora cercando di correggere la traiettoria entro la quale abbiamo vissuto per almeno 200 anni, quella meccanica e ripetitiva, alla ricerca di nuovi percorsi ecologicamente ed economicamente più sostenibili, che facciano riscoprire più antiche tradizioni, consuetudini, accordi tra uomo e ambiente. Bubbico – come altri per la verità, mi va di pensare al paesologo Franco Arminio – questo percorso mi sembra lo abbia anticipato di molto, per esempio continua ad avere una rapporto stretto con un paese e il suo richiamo ai prodotti agricoli e alle tecniche hanno questo portato.
La sua opera mi ha sempre attratto e continua ad attrarmi ancora: per esempio le fotografie viaggianti sono per me un punto di riferimento robusto e anche metodologico per le mie ricerche di urbanistica e di pianificazione: guardare meglio, avere uno sguardo più acuto, cogliere le differenze, rappresentarle in forma immaginativa e trasversalmente dialogante, è operazione creativa e – permettetemi il termine – anche culturalmente rivoluzionaria. Forse è anche l’influsso delle sue origini e del suo radicamento a Montescaglioso, un luogo dove il sangue delle persone ribolle sempre contro le ingiustizie e per il futuro. Il mio pensiero corre ai moti del 1898, oppure a quelli del 1949, che ruppero gli indugi per la riforma agraria.
Forse questi miei giudizi sono in parte influenzati dall’aver conosciuto e ascoltato Mauro Bubbico nella mia precedente vita all’Università della Basilicata a seguito in alcune manifestazioni lì organizzate.

— Giuseppe De Luca, direttore Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Firenze

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Edizioni Antezza, Matera 2011

Matera/oltre la soglia
Nel racconto di Gilles Clément: Le jardin en mouvement l’osservazione di un luogo e la conoscenza scientifica sono attitudini e pensieri che coesistono nella figura di un moderno giardiniere che nella cura del suo giardino sente il desiderio di osservare il mondo al di là dei limiti del suo spazio, verso il paesaggio, la città e altri luoghi lontani. Da questa narrazione si delinea la teoria del “Terzo paesaggio” da parte del noto paesaggista francese che è all’origine del successivo romanzo epistolare: Thomas et le Voyageur.
[...] Questa breve nota mi consente una riflessione che rimanda all’antica definizione di Matera come la Città dei Sassi, la capitale del mondo contadino. La domanda che oggi ci poniamo riguarda l’intangibilità di questa attribuzione di identità alla luce del nuovo secolo e delle grandi innovazioni tecnologiche dell’informazione e della comunicazione. È ancora valido questo slogan oppure c’è bisogno di nuove attribuzioni di senso rivolte piuttosto ad un pluriverso di storie e culture che si incrociano tra loro, si avvicinano e si confrontano a livello globale? La crisi del localismo sembra essere evidente se pensiamo ad una risposta negativa a questa domanda. Perlomeno si aprono dubbi e si valorizzano intuizioni e nuove proposte che certo non mancano. Il Viaggiatore ha così intensificato i suoi viaggi e Thomas ha esteso il suo giardino facendosi aiutare da giardinieri di professione e pur rimanendo nella sua città ha iniziato a leggere gli appunti scritti e a sentire i resoconti delle ricerche sul campo del Viaggiatore. Entrambi hanno scoperto di aver bisogno l’uno dell’altro perché non credono, ad esempio, che un Patrimonio dell’Umanità come Matera sia ancora il luogo prediletto dell’anthropos mentre il pianeta sta cambiando. Il superamento della soglia di quell’idea di città descritta dallo storico dell’architettura Joseph Rykwert è molto probabile che stia avvenendo o è già avvenuto anche attraverso il contributo delle nuove generazioni. Sono certo che tra i tanti segnali di rinnovamento e di apertura culturale (pensando a Peirce e alla metafora del foglio mondo nella modernità), vi sia questa pubblicazione fatta di segni, immagini e parole che esprimono un raro senso di assoluta eccellenza nello scarso panorama creativo dell’editoria di ricerca in Italia. Questo libro realizzato e prodotto in proprio da una industria tipografica ad alta tecnologia come Antezza, è stato ideato e progettato magistralmente da Mauro Bubbico insieme a un gruppo di giovani designer grafici, Giuliano Chimenti, Francesco Piarulli, Ivan Abbattista suoi studenti dipolomati all’Isia di Urbino con una singolare e importante tesi sulla città di Matera. Nelle pagine scorrono le icone delle immagini poste sullo stesso piano temporale, immagini, decontestualizzate e riproposte, messe a confronto in senso diacronico per ironiche o critiche analogie di segni, di memorie calamitate per stare insieme ed essere lette non solo come icone. Sono immagini che fanno pensare a storie che ogni persona ha sedimentato nella mente e il supporto cartaceo del libro si presta ancora una volta a diventare oggetto e luogo permanente di lettura e di riflessione.

— dalla prefazione di Mario Cresci

The book is a portrait of Matera along three generations and it is divided in four chapters: the City, the Inhabitants, the Work, the Culture. The story of the city makes use of already used materials, signs and images of the Basilicata culture, and put them in relationship with the representations of other places. Each of the double pages, open to different readings, boosts the candidature of the city as European Capital of Culture. The volume concludes with a photographic section about the city as it looks like nowadays. At the end, the textual part explains and deepens the choice of the pictures.

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TRE CARTOLINE CON ANNULLO POSTALE PER "IL PENDIO", 50a EDIZIONE
Corato, 22 — 27.08.18
Mostra concorso di arte contemporanea per i giovani artisti del Mezzogiorno d’Italia / Pro Loco Quadratum, Associazione di Promozione Culturale e Turistica, Corato BA — Mauro Bubbico per un nuovo immaginario delle tradizioni locali.

LA CITTÀ — Costantinos Kavafis

Hai detto: «Andrò per altra terra ed altro mare.
Una città migliore di questa ci sarà.
Tutti gli sforzi sono condanna scritta. E qua
giace sepolto, come un morto, il cuore.
E fino a quando, in questo desolato languore?
Dove mi volgo, dove l’occhio giro,
macerie nere della vita miro,
ch’io non seppi, per anni, che perdere e schiantare».

Né terre nuove troverai, né nuovi mari.
Ti verrà dietro la città. Per le vie girerai:
le stesse. E negli stessi quartieri invecchierai,
ti farai bianco nelle stesse mura.
Perenne approdo, questa città. Per la ventura
nave non c’è né via – speranza vana!
La vita che schiantasti in questa tana
breve, in tutta la terra l’hai persa, in tutti i mari.

IL LUNARIO DELLA PASTASCIUTTA (PARZIALE) — Gustavo Traglia, 1956
Acini di pepe, aeroplani, abissine, africanine, agnolini, agnolotti, anchellini, anelletti, anelli, anellini, animine, anolini, armellette, armelline, arselle, arselloni, astri, avemarie, avena, barbina, bardele, bassetti, bavette, bavettine, bengasini, bigoli, bigui, boccolotti, bombardoni, bombolotti, brichetti, brofadei, bucatini, candele, cannelloni, capelli d’angelo, capellini, chifferi, chifferotti, chifferoni, conchiglie, conchiglioni, ditali, ditaloni, fettuccine lunghe, fidei da panieri, gnocchi, gomiti, gramigna, lasagne ricche, linguine, lingue di passero, lumache, lumaconi, maccheroni, maccheroncelli, maltagliati, maniche, mezze maniche, mezze zite, mostaccioli, penne, pennette, perciatelli, reginette, ricciutelle, rigatoni, spaghetti, spaghettoni, spaghettoni a matasse liguri, stelle, stelline, svoltini, strichetti, tagliarelli, tagliarellini, tagliatelle, tagliatella nervata, tempestine, tempesta, torciglioni, torta di vermicelli, tortellini, tortiglioni, trifogli, tripolini, trivellini, trivelli, trombette, tubetti, tubettini, tufoli, turbante, vermicelli, vermicellini, vuocche ‘e vecchia, zero, ziti, zituane, zuarini.

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VERO LUCANO
Consorzio degli artigiani del Pane di Matera

Il significato principale del marchio Vero Lucano è riferito al concetto di filiera corta. Tutti i valori del pane, prodotto artigianale fortemente identitario, sono descritti attraverso la rappresentazione dei valori della coppia e quindi della famiglia. In questo caso il riferimento è soprattutto al ciclo produttivo che vede l’uomo seminare, coltivare e raccogliere il grano e la donna con la farina lavorare il pane e cuocerlo.

Consortium of bread makers of Matera
The principal meaning of the Vero Lucano brand is referred to the concept of short distribution chain. All the worth of the bread, artisanal product and symbol of identity, is described through the representation of the values of the couple and so the family. In this case the reference is in particular to the production cycle: the Man seeding, then growing and gathering the wheat and the Woman kneading the dough and baking it.

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ACHILLE CASTIGLIONI (1918–2002) VISIONARIO.
L’alfabeto allestitivo di un designer regista
Chiasso, museo Max
31 maggio – 23 settembre 2018

Esposizione di 22 manifesti realizzati da grafici di fama internazionale invitati da Italo Lupi.

immagini fotografiche di Luca Capuano

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SANSAVENIR
libro bianco su Taranto
Alessandro Busi, Federico Conti Picamus, Maria Roberta Cramarossa, Giorgio Fanecco, Riccardo Zecchini, Tommaso Zennaro

Isia Urbino
Prof. Mauro Bubbico
Fotografie di Pierangelo Laterza
Giugno 2013

cargocollective.com/pierangelolaterza/Sansavenir-libro-bianco-su-Taranto

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MARIO CRESCI. LA FOTOGRAFIA DEL NO
10 febbraio / 17 aprile 2017

Il circuito Acamm (Aliano, Castronuovo Sant' Andrea, Moliterno e Montemurro) rende omaggio a Mario Cresci, una delle voci più interessanti della ricerca fotografica italiana, esponendo, in contemporanea, nei presidi culturali dei quattro paesi, un gruppo di opere provenienti dalle indagini portate avanti negli ultimi 50 anni, compresi quelli spesi in Basilicata tra il 1964 e il 1988, lavorando sui concetti di territorio, memoria e archivio mai disgiunti dai problemi dei vari linguaggi espressivi e della sua visione.

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Cosa intendi per "fotografia del no", titolo che hai scelto per la mostra alla GAMeC di Bergamo?
Essere dentro "La fotografia del no" significa per me prendere le distanze da un post-pittorialismo fotografico che, tutt’oggi, mescola immagini, segni e post-produzione digitale, ai fini di una affabulazione visiva e forme di spettacolarizzazione. Mi interessa di più aprire aree di riflessione teorica sulle nuove generazioni di artisti, per capire le loro tematiche, per iniziare nuove esperienze, per ribadire ogni volta un no a una fotografia passiva e solo "retinica", a fronte di una fotografia aperta, a un guardare le cose dentro, piuttosto che al loro esterno. Da qui la necessità di avvicinarmi maggiormente al mondo dell'arte piuttosto che al mondo della fotografia.
Mario Cresci su Doppiozero.com

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Poster dedicato a San Bernardino da Siena
patrono dei grafici e dei pubblicitari realizzato in occasione dei 70 anni di Aiap e dell'evento Aiap DX 2015 svoltosi dal 4 all'8 novembre a Milano.

Il poster, stampato dalle Arti Grafiche Baratelli su carte Cordenons Malmero, è disponibile in 4 versioni con inchiostro oro.
San Bernardino da Siena fu nella prima metà del Quattrocento un instancabile predicatore, dal linguaggio forbito e contribuì a spronare il rinnovamento della Chiesa cattolica e del movimento francescano. Si ritiene che grazie a lui il monogramma (o Cristogramma) JHS sia entrato nell'uso iconografico comune e sia divenuto familiare alla gente. Inoltre non mancò di attenzione agli aspetti pratici della vita dei fedeli, con un'analisi innovativa e decisamente moderna in particolare sulla figura dell'imprenditore. Il quale, per essere onesto, deve attenersi alle quattro virtù di efficienza, responsabilità, laboriosità e assunzione del rischio. Morì il 20 maggio del 1444, giorno in cui ricorre ancora oggi la memoria liturgica. Il 19 ottobre 1956, con la "Laudativa nuntia" di Pio XII, San Bernardino da Siena viene proclamato patrono dei grafici e dei pubblicitari. Le pratiche che portarono a tale proclamazione furono avviate nel 1954 dalla FIP (la Federazione italiana della Pubblicità di cui Aiap era membro) nella persona dell'allora direttore Lorenzo Manconi e condotte a termine dal delegato FIP dell'Emilia Romagna Fosco Marranci.

zombie foglie

 

ZOMBIE
Il titolo Zombie riprende un pezzo dei Crambierries che parla della guerra in Irlanda, e che forse ha contribuito a farla cessare. La citazione invece proviene da “Deportee (Plane Wreck at Los Gatos)”, scritta da Woody Guthrie nel 1948 dopo la morte di lavoratori messicani deportati. Joan Baez ha scelto di eseguirla nel suo tour di addio per dedicarla ai migranti provenienti da Nicaragua, Salvador, Guatemala e soprattutto Honduras, in marcia per il Messico in cerca di speranza fuori dalla loro patria. Sono in maggioranza ragazzi che non hanno nulla da perdere. 

Zombie è una figura della tradizione magica vudù. Nell'immaginario comune è un morto vivente che qui viene proposto con le sembianze di un capro. È legata alle credenze del ciclico ritorno dei defunti, degli antenati, degli spiriti dei morti. I mascheramenti sono l'artificio materiale per le epifanie dei morti, le apparizioni mascherate ricorrono nei rituali delle popolazioni contadine, sono correlate al processo germinativo del seme che, dopo la semina, rimasto al buio sottoterra, per germogliare e passare dalla morte alla vita ha bisogno del sostegno delle divinità sotterranee. Queste, nel passaggio al nuovo anno, vengono evocate con appositi riti propiziatori della fertilità della terra e dell'abbondanza delle messi affinché compaiano sulla terra per esercitare la loro forza benefica. Le maschere sono portatrici di nuova fecondità, di rigenerazione e rinascita per il mondo animale, vegetale e umano.
Sullo sfondo, il primo articolo della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.

 

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UDHR | posters for Human Rights
Dopo Bergamo, il progetto curato da Dario Carta e Stefano Reboli arriva a Bologna dal 12 al 15 settembre 2019 per una nuova affissione nelle bacheche di via Irnerio, grazie a Cheap street poster art e Resilienze Festival.
foto di Michele Lapini

 

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NOTTE VERDE 7a edizione
Castiglione D’Otranto (Lecce), 28–30 agosto 2018

«Qui non c’è niente». Siamo cresciuti con questa frase. E per tanto tempo ci ha pure convinto. «Qui non c’è niente» ha aperto la via a senso unico: «su, al nord»; «su, in città». Ha reso ultima scelta la strada inversa, quella del ritorno, quella del restare. Che, invece, è diventata la nostra «direzione ostinata e contraria». Perché qui, in quel «niente», abbiamo trovato il senso di un riscatto, per noi, per la schiena spezzata di chi ci ha preceduto, per lo sguardo di coloro che verranno. Costa fatica, ha il prezzo della costanza dell’impegno lucido, gratuito, non barattabile.
Ma sa partorire l’irrinunciabile: fratellanza, visione, nuova cultura, nuovo lavoro. Non c’è spazio né per la rassegnazione né per la nostalgia, ne abbiamo riservata fin troppa alla nostra terra. Ci sono, invece, nuove utopie, nuovi orizzonti, nuove lotte. Farsi presidio del territorio non è cosa semplice. Ora abbiamo capito che anche il sistema del cibo può e dev’essere considerato un’infrastruttura; ora sappiamo che l’accesso alla terra è arnese della democrazia, che l’autorganizzazione vale e che servono nuove strategie lillipuziane per ricostruire le comunità, riterritorializzando economia, saperi, speranze, anche. Senza scadere nel localismo e nel campanilismo, ma contaminandosi con gli altri. È la grande lezione di Alberto Magnaghi, ospite d’onore di questa edizione.
La Notte Verde torna per continuare a tessere relazioni orizzontali e per restituire al grande pubblico la complessità di questo ragionamento, che a Castiglione d’Otranto si è fatto percorso di vita collettivo. Seminiamo ancora, seminiamo sempre: non sogni onirici irrealizzabili, ma l’utopia come fare della cultura ecologista, strumento per interpretare il possibile, per creare «il progetto locale». Perché ora sappiamo anche questo: «l’Utopia del futuro costruisce il presente». (Ilya Prigogine).

La Notte Verde è a cura di Casa delle Agriculture Tullia e Gino, con il patrocinio del Comune di Andrano e in collaborazione con Salento Km0, Free Home University, Gus, Parco Regionale Costa Otranto – S. Maria di Leuca.

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faenza isia borges

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cartolina angelina

 

 

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L'ITALIA È UNA REPUBBLICA FONDATA SUL BENE COMUNE
Manifesto per "Progetti / Confronti / Incontri. 34 designer interpretano il PCI"
Mostra a cura di Bruno Magno e Stefano Rovai
Avanti popolo, il PCI nella storia d'Italia. Roma 14 gennaio / 6 febbraio, Casa dell'Architettura

Trentaquattro designer italiani interpretano in termini grafici e visivi l'idea del Partito Comunista Italiano oggi. Trentaquattro autori che si distinguono, oltre che per l'ovvia soggettività di ciascuno, anche per i dati anagrafici: due generazioni a confronto su un tema forte rilievo storico e sociale per il nostro paese.

DALL'OCCUPAZIONE DELLE TERRE ALL'IMMIGRAZIONE
Manifesto  in occasione della mostra e del convegno "Dall'occupazione delle terre all'emigrazione" a 50 anni dalla riforma agraria in Italia. Febbraio 2000, Kreuzilgen e San Gallo, Svizzera.

Sulla strada dove, all'alba di un giorno nuovo, a mezzo del suo cammino di redenzione, era caduto Giuseppe Novello durante i fatti di Montescaglioso del dicembre 1949, in cui i contadini in sciopero per la conquista della terra subirono la carica della polizia scelbiana. Novello fu colpito durante la manifestazione notturna sotto il palazzo comunale, trasportato all'ospedale civile di Matera, vi morì tre giorni dopo. Ma Scotellaro collocò il suo letto di morte sulla strada:
È caduto Novello sulla strada all’alba, / a quel punto si domina la campagna, / a quell’ora si è / padroni del tempo che viene, / il mondo è vicino da Chicago a qui / sulla montagna scagliosa che pare una prua, / una vecchia prua emersa / che ha lungamente sfaldato le onde. // Cammina il paese tra le nubi, cammina / Sulla strada dove un uomo si è piantato al timone, / dall’alba quando rimonta sui rami / la foglia perenne in primavera.

Giovanni Battista Bronzini, L'universo contadino e l'immaginario poetico di Rocco Scotellaro, Edizioni Dedalo, 1987

 

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Stefano Faoro

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2 poster pasolini

 

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PIER PAOLO PASOLINI. IL VANGELO SECONDO MATTEO 50 ANNI DOPO
Museo di Palazzo Lanfranchi, Matera
2015, mostra

Nel 1965 Pierpaolo Pasolini scelse i Sassi di Matera come location per girare il suo film sulla storia di Cristo. A distanza di 50 anni si è voluto ricordare Pasolini con una grande mostra sulle vicende che lo portarono a realizzare quel film e sul rapporto con Matera e la vita culturale dell’epoca.

In 1965 Pier Paolo Pasolini chose the Sassi of Matera as location to shoot his movie about Christ. Fifty years later, Pasolini has been recalled through a big exposition about the circumstances had brought him to realize that movie and about his relationship with Matera and the cultural life of the time.

a berlusconi poster

NO NUKE NEO DUX
Campagna referendaria per fermare il nucleare
Progetto personale, 2011

Il manifesto esposto alla Triennale di Milano Design Museum, quinta edizione.
TDM 5: Grafica italiana
14 aprile 2012 - 24 febbraio 2013
Curatori scientifici: Giorgio Camuffo, Mario Pazza, Carlo Vinti
Nella prima idea di allestimento il manifesto sarebbe dovuto essere accostato per "somiglianza formale" al manifesto per il plebiscito del 1934 di Xanti Schawinski, ma le ardue difficoltà per reperirlo costrinsero i curatori a presentarlo con Albe Steiner e Renato Guttuso / L​​uciano Prati.

Referendum campaign to stop the Nuclear
The Berlusconi's portrait is composed by the symbols of "radiation hazard" with trefoil shape, in order to express the net refusal of the Nuclear. The wordplay NO Nuke, NO Neo Dux expresses the double rejection of the government environmental choices and its policies in general.

berlusconi triennale

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Alexander "Xanti" Schawinski, manifesto per il plebiscito del 1934

 

poster affisso venezia

cover contrasto mafie

MODELLI, COMPORTAMENTI E LINGUAGGI DI CONTRASTO CULTURALE ALLE MAFIE
Massimiliano Vitti, Chiara Spallotta, Saverio Rociola, Francesco Delrosso, Tommaso Lodi

Isia Urbino, Corso di Diploma accademico di secondo livello
Grafica dei Sistemi
2° anno specialistica Editoria 2013–14
Corso Progettazione grafica
Docente Mauro Bubbico

cargocollective.com

a chi sono io

 

a chi sono io

 

VOID. FOTOGRAFIE VIAGGIANTI.
8 postcards 10,5x15 cm

Questa serie di cartoline è un'ode al vuoto lasciato nelle vite di alcune persone, i cui cari hanno dovuto lasciare il sud Italia all'inizio del XX secolo. Erano emigranti, in cerca di fortuna nel nuovo continente, gli Stati Uniti. Fino agli anni '50 Saverio Marra documentò la vita sociale del suo paese dove visse e lavorò, San Giovanni in Fiore in Calabria. Mentre Mario Cresci (ligure) a partire dal 1963 documentò a Tricarico in Basilicata, le condizioni di vita di coloro che non erano partiti.
Void è un aneddoto sull'emigrazione, il tempo e la fotografia appreso da Mario Cresci e raccontato da me con due immagini di Saverio Marra.

GRAM #4 - 327 g of VOID
Introducing: Mauro Bubbico
grampublishing.com/buy/

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a chi sono io

santi faraoni

 

tessuto

ethiopian

 

ragazzi copertine

01 isabella e diego

 

ISABELLA&DIEGO
Carnevale di Valsinni, Mt, 2010
Amor è seme d’ogni cosa buona, è quel ch’a nullo amato amar perdona

Male il mondo sopporta l’amore che da sempre non conosce altra gola che il cercarsi e in sé perdersi. Al di là della meschina copertura rituale dell’ordine e dell’onore, l’odio si alimenta della paura e della mancanza, dell’invidia che sempre si nasconde nell’animo di chi non sa amare. Era una storia del cinquecento, là dove un castello arroccato tra le selve d’Italia meridionale si ergeva come prigione e oscuro simbolo di potere.
È l’eterna storia del contrasto d’amore che ostacolano, represso e ucciso, rinasce nella memoria. Era ed è vicenda di pœti, folletti di un mondo disprezzato o compatito dai più. Isabella Morra e Diego Salvadoval de Castro del loro amore vissero e del loro amore morirono per esistere eternamente come storia d’amore e di poesia.

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Studenti fuori sede, cartolina da Urbino

1 MU anteprima

 

3 E

 

conocchie

2 S

 

4 lettera O

 

Conocchie con figure antropomorfa e zoomorfa, legno
(anno tra 1820 e 1950, Museo Ridola Matera)
La conocchia o la rocca era fra gli oggetti che il pastore lavorava a punta di coltello con particolare predilezione, perché di regola, veniva da lui offerto in dono alla sposa. Dal punto di vista simbolico la conocchia è connessa al lavoro femminile, quale emblema di vita laboriosa e casta. Alla conocchia sonora può essere attribuita una funzione di "controllo" sul lavoro: il movimento dei sassolini, pallini, legumi secchi o altro, contenuti nel rigonfiamento, determina una sorta di scansione ritmica che accompagna il lavoro e impedisce di tralasciarlo. È stato ipotizzato anche un originario scopo di carattere magico: il suono doveva servire per tenere lontani gli spiriti maligni per "tener desta la donna che addormentandosi, potrebbe essere allettata dalle fate".

MUSEO PER UN GIORNO
I Sassi, la memoria e la città. Viaggio alla ricerca del futuro
Matera, Quartiere Serra / venerdì 6 febbraio 2016 
a cura di Marta Ragozzino, direttore Polo museale regionale della Basilicata
foto di Peppino Maino
 
 
invito cultura contadina

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mostra foto


Gravina in Puglia, grande centro della provincia di Bari, è una città situata geograficamente all’origine del fiume Gravina, lo stesso su cui sono sorti i Sassi di Matera. Con una serie di progetti ho avuto l’opportunità di realizzare a Gravina in Puglia un esperimento di comunicazione pubblica che ha riguardato il re-design dell’identità visiva comunale e la cura della comunicazione visiva.

Gravina in Puglia, a big municipality in the province of Bari, is placed at the source of the Gravina River, the same on which Sassi di Matera have arisen. With a series of projects, I have had the possibility to realize in Gravina in Puglia an experiment of communication concerning the re-design of the municipal visual identity and the visual communication.

Un sasso gettato in uno stagno suscita onde concentriche che si allargano sulla superficie, coinvolgendo nel loro moto, a distanze diverse, con diversi effetti, la ninfea e la canna, la barchetta di carta e il galleggiante del pescatore. Oggetti che se ne stavano ciascuno per conto proprio, nella sua pace o nel suo sonno, sono come richiamati in vita, obbligati a reagire, a entrare in rapporto tra loro. Altri movimenti invisibili si propagano in profondità, in tutte le direzioni, mentre il sasso precipita smuovendo alghe, spaventando pesci, causando sempre nuove agitazioni molecolari. Quando poi tocca il fondo, sommuove la fanghiglia, urta gli oggetti che vi giacevano dimenticati, alcuni dei quali ora vengono dissepolti, altri ricoperti a turno dalla sabbia. Innumerevoli eventi, o microeventi, si succedono in un tempo brevissimo. Forse nemmeno ad avere tempo e voglia si potrebbero registrare tutti, senza omissioni.
Non diversamente una parola, gettata nella mente a caso, produce onde di superficie e di profondità, provoca una serie infinita di reazioni a catena, coinvolgendo nella sua caduta suoni e immagini, analogie e ricordi, significati e sogni, in un movimento che interessa l’esperienza e la memoria, la fantasia e l’inconscio e che è complicato dal fatto che la stessa mente non assiste passiva alla rappresentazione, ma vi interviene continuamente per accettare e respingere, collegare e censurare, costruire e distruggere.
— Gianni Rodari, Grammatica della fantasia (1973)

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INTRECCI
Luca Napoli, Elisa Altan, Egle Vitkute

Isia Urbino
Fotografie di Pierangelo Laterza
Prof. Mauro Bubbico
Novembre 2015

cargocollective.com/pierangelolaterza/Intrecci-il-libro

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LA MUSICA È L'ARTE DEL TEMPO CHE PASSA*
Progetto grafico Mauro Bubbico e Giulia Cordin, fotografie di Alfredo Chiarappa.
Circa 250 pagine stampate e allestite da Antezza Tipografi.

Il 'sistema Abreu', messo a punto in Venezuela quaranta anni fa per strappare i giovani dalla miseria materiale e spirituale, non ha mai preso piede in Italia perché da noi, fin dal dopoguerra, lo stesso ruolo sociale per le orchestre bandistiche è stato svolto dalle scuole di musica. È ciò che ha sostenuto il presidente dell’Anbima Gianpaolo Lazzeri nel suo intervento alla presentazione del libro dedicato ai dieci anni dell’Orchestra giovanile di fiati del Friuli.
Quello delle bande musicali è un patrimonio e una realtà culturale viva, presente in modo capillare dal profondo nord al profondo sud del territorio nazionale, che coinvolge un pubblico di appassionati anziani e giovani di tutte le fasce sociali, spesso esclusi dalla cultura ufficiale, dall’uso dei social, ma più coinvolti da occasioni di ascolto legate a una ricorrenza pubblica come una festa patronale o un rito religioso.
"Si à di dî di sì di dì" è un tipico proverbio friulano. Tradotto significa: bisogna dire di sì al giorno. Benvenuto nuovo giorno.
Un grazie di cuore a Marco Somadossi e Moro Pasquale che hanno creduto nel progetto del libro e in noi.

*Il titolo è di Gaetano Santangelo, direttore della rivista "Amadeus", e parla della differenza della musica dalle altre arti come anche la grafica che pure può avere un tempo breve ma mai brevissimo, astratto e impalpabile come la musica.

Si à di dî di sì di dì. Ten years of music together
"Si à di dî di sì di dì" is an old Friulian proverb. Translated, it means: it should be said yes to the day. Welcome to the new day.

This book tells of ten years of summer camps of the young Friulian marching band. The marching bands are an alive cultural reality, spread all over the country, involving an audience of young and old fans from all the social classes, often out of the official culture, out of the social network, but enthusiastic participants of public occasions of listening, often related to a public celebration such as a religious rite.

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Il borgo rurale della Martella sorto degli anni cinquanta a 7 km da Matera, progettato da un gruppo di intellettuali e architetti, fu un inedito esempio di pianificazione urbanistica nell’Italia di allora in cui spesso gli urbanisti ignoravano l’esistenza della sociologia. La Martella fu il primo intervento coordinato di più enti, la prima iniziativa edilizia del dopoguerra che affrontò il problema della casa insieme a quello del lavoro e dell’educazione sociale. Rifiutando un metodo di lavoro basato sull’astrazione, “gli urbanisti non pensarono di realizzare il loro sogno di città ideale e di fronte al problema di dover costruire un organismo che ospitasse una parte dei contadini sfollati dai Sassi di Matera, hanno cominciato il loro lavoro dallo studio dei limiti reali di questo problema. Prima di raccogliere dati, sono entrati in contatto sensibile, diretto, con la città, con i Sassi, con i contadini per i quali avrebbero dovuto costruire.” (Giancarlo De Carlo).
Modello della Martella furono quei vicoli scoscesi dei Sassi, quel “disordine inumano… come l’intrico di una vegetazione selvaggia, si rivela” agli studiosi “un ordine umanissimo” che si riflette nella vita dei Sassi organizzata secondo “una struttura di legami primari, socialmente e topograficamente individuati e circoscritti, che la suddividono in tante unità di vicinato, esattamente come un tessuto organico è diviso e al tempo stesso costruito in cellule. […] a chi la voglia conoscere onestamente questa schiva città scopre poco a poco il suo volto umano; e quello ch’era sembrato un disordine inetto, un disfatto abbandono, si manifesta come un altro ordine, un ordine diverso dal nostro e tuttavia civile.” (Federico Gorio)
Questi sono solo dei brevi estratti da due articoli che Casabella (n. 200 febbraio-marzo 1954) dedicò al “Villaggio della Martella” che ben descrivono l’idea e lo spirito corale che animarono la costruzione del borgo. A distanza di più di mezzo secolo come è finito quel sogno e come stanno realmente le cose? È quello che cercheremo di capire per raccontarlo con gli strumenti della comunicazione visiva.

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DESIGN IN MINIATURA
Andrea Tolosano

Isia Urbino, Diploma accademico di secondo livello
Grafica dei Sistemi
Relatore Mauro Bubbico
Anno 2015

www.behance.net/gallery/26804575/Design-in-miniature


The Master degree’s thesis aims to answer these questions by investigating the complexity of this many-sided practice, often erroneously regarded as a form of «minor art» in the official graphic design literature. Inside the editorial project the tremendous philatelic collections of three different postal authorities — Royal Mail, Dutch PTT and Italian Post — are analyzed highlighting the different but sometimes divergent design approaches. The book itself can be considered as a sort of stamp album, as a matter of fact all the postage stamps are accurately reproduced in their real dimensions, with additional sketches, drawings and the direct thoughts from designers, authors and historians, essential to understand the huge work behind the practice of designing postage stamps.

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I-DEA

Progetto pilastro del programma culturale di Matera 2019, l’I-DEA è concepito come archivio degli archivi e delle collezioni,
una istituzione pubblica finalizzata alla ricerca e alla rappresentazione della ricca storia antropologica e culturale della regione Basilicata mediante mostre, performance, programmi di ricerca e una piattaforma digitale online.
Per confrontare e condividere pratiche utili a mettere a punto l’avvio e l’implementazione del progetto, la Fondazione Matera Basilicata 2019 e il DiCEM – Dipartimento delle Culture Europee e del Mediterraneo dell’Università degli Studi della Basilicata organizzano la conferenza internazionale “Food for Art – Archivi come nutrimento per le comunità creative del 2019”. Il programma si articola in 4 sessioni: gli archivi, un bene comune da condividere: questioni di etica, accessibilità, fruibilità; antropologia e archivi; pratiche artistiche e archivi; archivi e musei del terzo millennio. Il convegno sarà arricchito da performances, proiezioni e workshop.

One of the pillar projects of the Matera 2019 cultural program is I–DEA, conceived as an “archive of archives and collections”, a public institution devoted to the investigation and representation of the rich cultural and anthropological history of the Basilicata region through exhibitions, performances, research programs and an online digital platform. To draw inspiration, compare and share useful practices and know-how to launch and implement the I–DEA project, the Matera Basilicata 2019 Foundation and the DiCEM (Department of European Cultures and of the Mediterranean) of the University of Basilicata have organized the “Food for Art – Archives as a driver for 2019 creative communities” international conference, that will be held on 11th-12th September 2017 at the Casa Cava in Matera.
The international conference program will be divided into four sessions: archives, a common good to be shared: ethics, accessibility, usability; anthropology and archives; artistic practices and archives; archives and museums of the third millennium. The conference will also be enriched by performances, screenings and workshops.

photo: La cura, Mario Cresci

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peppino impastato

 

don tonino

 

L’associazione Falcone Borsellino di Montescaglioso fu fondata nel 1994, alla fine di un periodo buio della vita della comunità montese. Nata dalla volontà di comuni cittadini e piccoli imprenditori, vittime della violenza del racket dell’estorsione, annovera tra i suoi principali compiti l’educazione alla legalità delle giovani generazioni. Questo l’intento delle pagine del calendario, dedicate alle vittime di mafia e proposte nello stile delle cartine di arance a colori sgargianti, con scene ispirate alla pubblicità delle grandi marche o alle réclame da circo, con cui si avvolgevano le arance come caramelle. Il progetto sfrutta gli stilemi di questo immaginario popolare al fine di sensibilizzare le persone su un tema sociale: la lotta alla mafia, una spa che fattura 135 miliardi di euro all’anno, un’azienda che non va mai in crisi, la causa principale del mancato sviluppo del Sud.

The Falcone Borsellino association of Montescaglioso has been founded in 1994, at the end of a dark period in the life of the local community, raised from the will of common citizens and small businessmen, victims of the violence of the extortion racket. One of the main purposes of the association is to educate the youth to the legality. This is the intention of the pages of the calendar, dedicated to the victims of the mafia and presented in the style of the oranges wrappers, brightly colored with scenes inspired by the ads of the major brands and the circus publicity, making the oranges as candies. The project makes use of the features of this popular imagination with the aim of making people aware about a social theme: the fight to mafia, a corporation with revenues of 130 billions per year, a company that does not go into crisis, the main cause of the lack of development of the South of Italy.

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Future Archeologie
I prossimi dodici mesi già trascorsi
Mario Piazza

Gli utensili bruciati le croste / di fumo delle padelle / dei treppiedi la foglia fritta / i peperoni le budella / il tegamino per un uovo / le cuccume le molle / per i tizzoni.
Questo potrebbe essere un primo elenco degli ingredienti.
Maschere scaccia-malocchio / pennacchi e candide zuppiere / ricalchi di vecchie fotografie / cuori e ingranaggi / le giostre / le criniere le gabbie / per gli uccelli.
E questo un secondo elenco degli ingredienti.
Ma ingredienti per fare cosa? Per proiettare nel futuro cose già lette o viste nel passato. Per incominciare ad apprendere come si ricorderà nel futuro. Sono elenchi di visioni. Sono le archeologie che incontreremo nell'avvenire.
Le prime le ha montate fermandole sulla pagina, Leonardo Sinisgalli nella poesia Memoria tratta dalla raccolta “Il passero e il lebbroso” (1962-1970): una descrizione palpitante, eppure analitica che illumina un dettaglio e ricrea un ambiente, un momento di vita, un tempo.
Le seconde le ha montate e ri-confezionate Mauro Bubbico prelevandole dai depositi della produzione grafica per la sua città e le sue terre. Sono riletture di frammenti di tradizioni, sono ritagli di curiosità visive vicine a casa o lontane nella storia, sono fuochi accesi di sentimenti insopprimibili.
Se le prime, all'apparenza, le visualizziamo quasi monocrome, ma avvolgenti come se il fumo di un focolare rendesse indistinti i contorni e opacizzasse la luce. Le seconde ci abbagliano per l'esuberanza delle tinte, anche il nero brilla. Vogliono riemergere con una sorta di ebbrezza esaltata e liberatoria. Ci infuocano.
Le prime e le seconde devono essere però inseperabili per generare le future archeologie, che altro non sono con parole di Sinisgalli il riflesso di “una simbiosi tra intelletto e istinto, tra ragione e passione, tra reale e immaginario”.

 

 

calendario2020 animazione


pasta antezza

Mauro Bubbico. STORIE A COLORI
Antezza Tipografi, Calendario Quadrifluox - @70magenta, 2020

Pasta nera di Matera
“Pasta nera” è una canzone di Matteo Salvatore (Apricena - FG, 1925-2005) messa in relazione qui con i disegni di Mario Cresci per un catalogo di pasta del Pastificio Padula, attivo a Matera fino agli ‘80. Matteo nel testo della canzone, accompagnandosi con la chitarra, “racconta della pasta nera (biada e crusca di grano) che i poveri mangiavano nel dopoguerra. Era l’ultima di tre qualità di pasta, dalla migliore alla peggiore. Un bracciante si lamenta del fatto che lui non riesce a mangiare nemmeno quella.” In quegli anni c’era una miseria nera. La fame si poteva tagliare col coltello. C’erano tre qualità di pasta e di carne. La prima qualità di pasta bianca la compravano i ricchi. La seconda qualità, mezza bianca e mezza nera, era per gli impiegati e impiegatucci del Comune. La terza qualità, pasta nera, era amara e schifosa. La povera gente non poteva comprare neanche quella. Alle prime luci dell’alba, mio padre uscì, e noi figli, appresso a lui come cagnolini, sentivamo che diceva: “Alba triste d’inverno, tu che sorgi con la mano bianca, Signore, Dio, noi non vogliamo la ricchezza di nessuno, chiediamo lavoro, facci travagliare oggi, almeno per poter comprare un paio di chili di pasta nera per sfamare la famiglia, ma mi sembra che nemmeno quella ci sarà. Fatje, fatje e nun magno maie”. [Fatico, fatico e non mangio mai]. Project con Paolo Angelini. Disegni di Mario Cresci.

Gennaio
Copertina per Interni. The magazine of interiors and contemporary design. N. 8 July-August 2019. Mediterranean projects.
Stilizzazione da un vaso antropomorfo e da una decorazione ad intarsio marmoreo di elementi naturalistici, uccelli e foglie dalle movenze curvilinee (Bottega meridionale della prima metà del XVIII secolo) presenti nei due musei della città lucana, Ridola e Palazzo Lanfranchi.

Febbraio
Farinella Love, poster per il Carnevale di Putignano, 2019. Con il carnevale di Viareggio, di Venezia e di Acireale, quello di Putignano è uno dei più importanti carnevali nazionali.

Marzo
Coppia con gatto e Ceramica Faentina. Le due figure sono un particolare dell’illustrazione di apertura del numero speciale di Domus Fabbrica Italia (giugno 2018) che racconta di un viaggio alla scoperta delle specificità di un “modo italiano” di declinare i temi della fabbrica e della manifattura, in uno stretto rapporto con il territorio nazionale, da sud a nord (da nord a sud), fisico e culturale.
La pagina è anche un omaggio alla città e all’Isia di Faenza, a quei maiolicari faentini, artigiani raffinati e geniali, che nel corso dei secoli si guadagnarono la voce Faïence rendendola una città privilegiata, dal cui nome tutta una serie di opere ha avuto un comune battesimo. Così è, ad esempio, di Damasco in Siria e di Arras in Francia, che ci hanno dato le voci “damasco” e “arazzo”.

Aprile
Un bell’Ambiente. Cerbiatto di Mario Morelli, Ceramica di Faenza, 1938.
Cade la neve – è naturale / (naturale cosa sia la cerva più / non sa: naturale e cosi sia: cosi è / come accadrà, suo destino si la cerva sa). / È l’ora, nel poema, della neve: / il cervo bianco appare – re del tramonto, re della foresta, / caracollante come gli antichi poeti cavalieri / si amorosi, lo sappiamo, della loro spada. //S’aggira il cervo in sua bellezza re – / sente la tenerezza della neve – bruca i nuovi abeti e se ne allieta – / studia del terreno la solidità. //Naturale cosa sia la cerva più non sa: / vede le funivie, le autovie, / le aviovie / e tutte le belle protesi dell’umanità: anche la spada è protesi, lo sa. // O natura – se natura è / tutto ciò che nascimento ha / sono natura tutte allora / le belle protesi dell’umanità?
— Giuliano Scabia, Opera della notte. Einaudi 2003

Maggio
Con la cicala nel petto. Civitanova Marche, ottobre 2016. Mostra personale di Mauro Bubbico a cura di Mario Piazza.
Io non so cantare lo zelo / Della formica immortale. / Più vicino alla mia sorte / È lo stridore della cicala / Che trema fino alla morte. / Nel tempo mio diletto / Mi confidavo a quell’ira / Insistente che mi assopiva / Con la cicala nel petto. / Ora nello sfacelo / Della mia giornata mi resta / Un po’ di polvere in pugno, / Ma tanto vale la tua spoglia / Che ancora risento di quel melo / Stormire e nell’aria di giugno / La tua allegria funesta / Nascere dentro una foglia.
— Leonardo Sinisgalli, Vidi le muse, 1943

Uno scriba sospeso e un Buddha. Nei templi dell’Asia, le colossali divinità di bronzo nero tengono gli occhi abbassati, assorti in sogni indecifrabili. Le pesanti lastre di pietra, collocate nelle loggette funerarie ripercorrono, con le loro figure e gli emblemi severamente incisi, gli annali di un’umanità favolosa. Dipinti su seta, i poeti, gli eroi e i saggi sembrano addormentati, in virtù di qualche incantesimo, in un sonno che ci sfugge. La neve, la luna e i fiori, fissati in toni leggeri sulla carta delle stampe, hanno la poesia di una realtà al contempo chimerica e vera, contemplati attraverso un crepuscolo trasparente. I vasi e le coppe in grès portano sui fianchi delle aurore e delle notti dove palpita la presenza di un dio nascosto. Il tesoro delle arti asiatiche è ricco di enigmi che, anche se ne conosciamo il senso, rimangono per noi avvolti in suggestioni più strane di quelle dello spazio e del tempo. C’è una sorta di magia che non è solo quella del lontano e del secolare, ed è forse il sentimento dell’assoluto, una forma sconosciuta di divino...
— Henri Focillon, Il libro dei maghi. Maedusa 2017

Giugno
W. la luna, W. le stelle / W. le nuvole / W. il sole / W. l’aria, W. la terra.
Il testo è ripreso dal libro fotografico Morire di classe. La condizione manicomiale fotografata da Carla Cerati e Gianni Berengo Gardin, pubblicato per la prima volta da Einaudi nel 1969, è un’opera che documenta le condizioni in cui si trovavano gli ospedali psichiatrici italiani dell’epoca, pubblicato da Franco Basaglia e Franca Ongaro Basaglia con fotografie in bianco e nero di Carla Cerati e Gianni Berengo Gardin, una introduzione dei Basaglia e vari altri testi.
I disegni sono ripresi da forme di uccelli di fiume in lamiera dipinta, esche di caccia in uso tra i cacciatori lungo il fiume Po. Collezione privata di Luca Capuano

Luglio
I cavalieri della Bruna n. 2: il Generale del 2 luglio, festa della Bruna.
Font: Mosaico digitale di R.L. Modugno

Agosto
Cicek Kobane è un fior di loto.
Un fior di loto emerge dall’acqua scura su uno stelo sottile, esibendo un cuore dorato e numerosi petali rosa. Circondato da foglie e da boccioli chiusi o in procinto di schiudersi, è rivolto direttamente verso l’osservatore. Seduti sulla riva verde scuro una donna dalla pelle candida e un uomo dalla pelle blu si scambiano sguardi colmi d’amore donandosi fiori di loto. Solo i visi e le mani risultano visibili tra gli strati di petali dai quali sono interamente avvolti.
— Il libro dei simboli. Riflessioni sulle immagini archetipe. Taschen 2011

Settembre
Paesaggio e architetture in Alto Adige. – La gola tra Chiesa e Campodazzo, litografia Obermuller 1867. Touriseum – Museo del Turismo Merano.
Turris Babel 111 - 10/2018 Rivista della Fondazione Architettura Alto Adige. [1]

Ottobre
Nannarella si vuole maritare.Saverio Marra (1894-1978) fotografo di San Giovanni in Fiore (CS). Nel ritrarre le giovani donne nubili era sua abitudine metterle in posa con un fiore in mano, il significato: cerca marito. Un amorino già porta l'anello mentre un'altro fanciullo gioca con il cerchio.

Novembre
Zombie. Chi sono questi compagni che sono morti come le foglie secche. La radio mi dice che sono solo deportati.
Il titolo Zombie riprende un pezzo dei Crambierries che parla della guerra in Irlanda, e che forse ha contribuito a farla cessare. La citazione invece proviene da “Deportee (Plane Wreck at Los Gatos)”, scritta da Woody Guthrie nel 1948 dopo la morte di lavoratori messicani deportati. Joan Baez ha scelto di eseguirla nel suo tour di addio per dedicarla ai migranti provenienti da Nicaragua, Salvador, Guatemala e soprattutto Honduras, in marcia per il Messico in cerca di speranza fuori dalla loro patria. Sono in maggioranza ragazzi che non hanno nulla da perdere.
Zombie è una figura della tradizione magica vudù. Nell’immaginario comune è un morto vivente che qui viene proposto con le sembianze di un capro. È legata alle credenze del ciclico ritorno dei defunti, degli antenati, degli spiriti dei morti. I mascheramenti sono l’artificio materiale per le epifanie dei morti, le apparizioni mascherate ricorrono nei rituali delle popolazioni contadine, sono correlate al processo germinativo del seme che, dopo la semina, rimasto al buio sottoterra, per germogliare e passare dalla morte alla vita ha bisogno del sostegno delle divinità sotterranee. Queste, nel passaggio al nuovo anno, vengono evocate con appositi riti propiziatori della fertilità della terra e dell’abbondanza delle messi affinché compaiano sulla terra per esercitare la loro forza benefica. Le maschere sono portatrici di nuova fecondità, di rigenerazione e rinascita per il mondo animale, vegetale e umano.
Pubblicato in più occasioni e in diverse forme: per la festa dei Cucibocca del 2019 e per UDHR Posters Designers’ posters for human rights billboard campaign and exhibition — Bergamo 1-31 March 2019. Sullo sfondo recava il primo articolo della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo: Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.
Zombie-Pattern quadrifloux di Rocco Lorenzo Modugno.

Dicembre
Natività con un disegno di Eric Gill, un Pattern di Rocco Lorenzo Modugno e soggetti marini illustrati da Serena Mabilia.
L’amore non muore neppure in fondo al mare: ritrovata una madre migrante abbracciata al suo bambino.
I corpi senza vita erano a poche centinaia di metri dal luogo del naufragio. Sono stati individuati da un robot subacqueo. C’era anche una mamma abbracciata al suo bambino appena nato tra le persone morte nel naufragio del 7 ottobre a Lampedusa. I due corpi sono stati trovati insieme a quelli di altre 10 persone. Erano in fondo al mare, a 60 metri di profondità, nel barchino con il quale stavano cercando di arrivare verso la terraferma.

Globalist, 15 ottobre 2019

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FEEDING THE PLANET, ENERGY FOR LIFE
Expo Milan 2015

The participation of the Republic of San Marino to the Expo Milan 2015, has been celebrated with the philatelic emission Feeding the Planet, Energy for Life, a piece of paper with three stamps with evocative and symbolic tones. The paper shows three characters representing the work of the artisan, the sun and the earth, essential pieces in the miracle of Life. In the first one there are the grapes and so the wine, in the second one, an Olive Tree branch to celebrate the olive oil, in the third one, three ears of wheat

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La festa patronale è sicuramente l’occasione pubblica più partecipata per una comunità. È tra le pratiche culturali più ricche di significati simbolici e mitici, serve ad una rivisitazione comunitaria delle origini, agli abitanti di un luogo per rinnovare il contratto di appartenenza con la propria comunità. Non è un caso che le feste patronali si svolgono soprattutto in estate quando gli emigranti, approfittando delle ferie, fanno ritorno al paese per riconnettersi con le proprie origini e ricongiungersi con i parenti.
Le processioni in particolare permettono la ricostruzione dell'identità degli individui del gruppo.
Spesso il fine è quello propiziatorio per i raccolti, come risultante della cristianizzazione dei riti pagani legati alla fertilità, o di richiesta di protezione dalle malattie e dal pericolo di eventi naturali negativi.

The Patron Saint's festival is surely the most shared public event for a community. It is one of the cultural practices among the richest in symbolic and mythic significance. It is needed for a communal revisiting of the origins: the in habitants renew their contract of belonging to the community. It is not a case that the Patron Saint's festivals occur almost in the Summer, when emigrants, during holidays, come back to the village to reconnect with their own origins and rejoin the family.

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MAURO BUBBICO’S ILLUSTRATIONS NOI I VALORI RITROVATI (2005)
in PAD Landscape Arts vs Design 17, Visual Grammar of the Mediterranean Landscape: Chromatic, Iconic and Object Identities
by Raffaella Trocchianesi, Politecnico di Milano, Department of Design

Mauro Bubbico’s illustrations in the book Noi i valori ritrovati (by Filippo Bubbico) are based on the overlapped graphic synthesis of rounded traditional tools (sieves and whiles) and natural elements like sun and earth.
Herein, the Mediterranean soul is enshrined in traditional objects that assume symbolic and ritual meanings: in his series of sieves Bubbico stages the metaphor to separate the wheat and ryegrass, the good and the evil. In this way he revitalises the local culture and – at the same time – he communicates an ancestral feature of a territory.
He works whit “poetic” objects able to tell stories and evokes images of a traditional past: drive-away evil eye, hackles, soup tureens, old pictures, gears, small carousels, aviaries... and so on.
These objects are not relics to venerate, they are “short circuits”, pieces of a story, they are seeds. Without them, without their patina, the bi-dimensional Bubbico’s graphic would be mute. His decoration is not a style, because it absorbs the primordial dimension and the poetic tradition translated in a contemporary way. Only in this way the “equipments” of the folklore are not located in rhetoric rooms of an old style-museum but they are mediators of cultural messages (Piazza, 2016).
Bubbico starts from the tridimensionality of the objects to go towards their dematerialisation. He makes it possible through a communicative interpretation where the object is almost not recognisable because it is simplified and translated in a graphic way. In doing so, we do not contextualist the object (figure) in its actual context (background), but we have a sign extracted from the object (figure) on a white field (background).



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CALENDARIO ANTEZZA TIPOGRAFI 2019
Un totale di 12 illustrazioni disegnate quest'anno e alcune completamente inedite. Grazie all'esperienza di Piergiuseppe Molinar, che ha iniziato questa ricerca sperimentale con inchiostri fluorescenti esplorando il loro utilizzo nel quattro colori litografico / offset con un progetto denominato Quadrifluox, il calendario è stato progettato per utilizzare la tecnologia che ha testato più volte anche qui. La scelta di usare questi colori visibili se illuminati da una lampada wood è legata alla possibilità di restituire a chi sfoglia il calendario non solo le illustrazioni con i colori fluorescenti, ma anche un effetto speciale e sorprendente.
They are a total of 12+ illustrations designed in the current year and some completely unpublished. Through the experience of Piergiuseppe Molinar who started an experimental research with fluorescent inks, exploring their use in lithographic four-color / offset with a project called Quadrifluox, was designed to use the technology he tested and tested, even on this calendar. The choice to use these colors in the light of Wood is given by being able to return to the users of the calendar, not only illustrations with fluorescent colors, but also a special effect and surprise.

Le tracce di Luna di Mauro Bubbico (frizzifrizzi.it)

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LA RIPARTENZA. CARTACANTA FESTIVAL
21 MANIFESTI DI MAURO BUBBICO SUI MURI DI CIVITANOVA MARCHE
dal 28 agosto al 30 ottobre 2021

Anteprima Museo Magma
Civitanova Marche / Città Alta
Piazza Garibaldi 533
info: 0733.1860015 / museomagma.com

Scomparso dalle strade, il manifesto è ormai un oggetto inutile, da museo. Non serve più né a teatri, né a mostre, né ai detersivi o alle merendine. È finito. Restano le call online. Ma non sono la stessa cosa. Per “rinascere”, il manifesto forse dovrebbe diventare altro. Non può più comunicare come ha sempre fatto. Servirebbe un super manifesto. Anche perché il manifesto in effetti era tutto fuorché qualcosa di facile. Non ammetteva titubanze, esigeva coraggio ed equilibrio. Ma soprattutto sintesi, pensiero visivo, perfetto e senza sbavature. Ma oggi la super sintesi manca alla grafica. La sintesi spaventa. Fare sintesi è un’operazione del cervello, non della mano. Bisogna trovare un’argomentazione logica e riassuntiva nella complessità. Così si preferisce nascondersi dietro aggrovigliati dialoghi, dietro display, rimandi e citazioni, dietro i trend del momento pur di non addentare il boccone amaro. Manca sempre l’idea. Manca il sapore del comunicare. Manca il super pensiero visivo. O, no?
— Mario Piazza, da un volantino s.i.p. del 2021

Come sostiene Walter Benjamin ne I «passages» di Parigi, il manifesto rappresenta un “incidente ottico” nel panorama metropolitano, rompe attraverso l’esplosione della comunicazione la morfologia del territorio, intreccia lo sguardo del passante con i vissuti dei luoghi che si attraversano quotidianamente colonizzando, attraverso la città, I’immaginario del quotidiano. Così gli spostamenti verso i luoghi dell’istruzione, del lavoro, del tempo libero o della cura diventano occasioni di intreccio tra contenuti comunicativi e significati del singolo che si sposta: viene data forma ad uno sguardo in movimento.
— Giovanni Boccia Artieri, da “L'utile manifesto. La grafica di Massimo Dolcini”, Fare editore, 2006

 

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LA STANZA DEI SOPRANNOMI
Il paese dei libri
Montescaglioso, agosto 2016, installazione

I soprannomi contadini condensano nel giro di un’immagine un episodio saliente della biografia personale o un tratto fisico o un aspetto del carattere, e per questa loro risoluzione fantastica dei fatti dell’esistenza sfiorano talora la poesia.
— Ernesto De Martino

Nell’accezione moderna, con soprannome s’intende un elemento onomastico aggiunto al nome personale (antroponimi; cognomi). Può essere riferito a un individuo o a una famiglia intera; in determinati ambienti può sostituire il vero nome e cognome. Non sono rari i casi di persone che possiedono più di un soprannome, per es. quello ereditato per via paterna e quello per via materna nonché un soprannome individuale. (Dizionario Treccani)
Attraverso l’origine di circa 600 soprannomi sarà possibile risalire ad aneddoti e piccole storie legate alla genesi delle famiglie della comunità montese e alla fantasia popolare. Una stanza sarà invasa dai soprannomi dialettali, su di un tavolo si raccoglieranno altri soprannomi e aneddoti legati ad essi suggeriti dai visitatori.

The room of nicknames
In the farming community, the nicknames condense in one image a salient episode of the personal life, a physical characteristic or an aspect of the personality, and by means of this fantastic resolution of the facts of life, they touch sometimes the Poetry (E. De Martino). Through the origin of about 600 nicknames it was possible to reconstruct anecdotes and small tales related to the folk imaginary and specifically to the origin of the families of the community of Montescaglioso. One room will be invaded by dialectal nicknames; other nicknames and related anecdotes suggested by the visitors will be collected on a table.

 

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cacciari utopie

IL TRAMONTO DELLE UTOPIE
Conferenza di Massimo Cacciari
Matera, Palazzo Lanfranchi, giugno 2016
locandina
foto: Pierangelo Laterza
committente: associazione Basilicata 1799 / Festival Città delle 100 scale

La scena di Utopia e il suo tramonto.
Sulla scena di Utopia si riflettono, portati al limite – e dunque con la massima chiarezza – i problemi, anzi le aporie, connessi al rapporto tra le potenze decisive del Moderno. Innanzitutto, tra “forma-Stato”, centaurico paradosso del ‘dio mortale’, da un lato, e “forma-progetto”, come carattere di tutte le attività che vi hanno luogo, dall'altro; tra “ethos” in quanto capacità di abitare, di soggiornare, di possedere radice terranea, da un lato, e “discioglimento”, ‘assolutizzazione’ di potere e sapere da tutti gli "idola" della tradizione, della storia, della casa avvertiti come fonte perenne di conflittualità, immanente pericolo di anarchia, dall’altro.
Infine, tra il connubio di sapere e potere, presentato addirittura come fondamento di una nuova Terrasanta, da un lato, e quell’istanza insopprimibile a tutto oltrepassare, a tutto superare, alla de-localizzazione, che è connessa all’esperienza scientifica dei moderni "monstratores", dall’altro.
Insomma, tra volontà-di-durata del potere e volontà-di-critica del sapere, tra queste decisive potenze costitutivamente conflittuali, quale armonia può darsi se non quella che s’immagina in Utopia? O ancora: può darsi soluzione a questa molteplicità di conflitti o il tramonto dell’Utopia non sta a significare altro che soluzione, appunto, può trovarsi soltanto in Nessun-Luogo?

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L'ARCHIVIO SCAVATO
Francesco Barbaro

Isia Urbino, Diploma accademico di secondo livello
Grafica dei sistemi
Relatore Mauro Bubbico
Anno 2017

www.behance.net/gallery/59767861/Larchivio-scavato
www.behance.net/gallery/59920839/Larchivio-scavato-prototypes

 

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Pasolini e Matera. Il racconto della mostra

Marta Ragozzino, Giuseppe Appella. Allemandi, 2020

Pier Paolo Pasolini, non avendo trovato in Palestina la cornice giusta per ambientare il suo Vangelo, scelse di realizzare il film quasi tutto nell’Italia meridionale, dove era riuscito a riconoscere, seguendo il principio dell’analogia, così importante e ricorrente nella sua poetica, i contesti più adatti alle scene che intendeva girare. Per questo, nel 1964, dopo aver effettuato le prime riprese vicino a Roma, il regista e la sua composita troupe scesero in Sicilia, in Calabria e in Puglia, ma soprattutto si fermarono in Basilicata, dove girarono le scene più significative del film. Pasolini aveva infatti scelto di effettuare le riprese in diverse località lucane: a Barile, nel Castello di Lagopesole ma soprattutto a Matera, che divenne, grazie allo sguardo lungo del regista, Gerusalemme.

Pasolini ambientò nella città dei Sassi, considerati allora una “vergogna nazionale” per le tremende condizioni di vita dei loro abitanti (che proprio in quegli anni venivano trasferiti dalle insalubri case), il set principale del film. Il fascino, le radici profonde, la storia millenaria di Matera, uno dei luoghi abitati più antichi del mondo, visivamente così “simile” ai paesaggi della Palestina, riuscirono a conquistare uno dei maggiori intellettuali del Novecento italiano (regista, poeta, scrittore) che, con il suo capolavoro, contribuì a fondare una nuova immagine della città rupestre, capovolgendone il destino. Da simbolo della barbarie e della subalternità delle classi contadine a patrimonio mondiale dell’umanità e oggi Capitale Europea della Cultura 2019, anche in nome di quella straordinaria armonia di paesaggio culturale e naturale che Pasolini con il suo film fece conoscere al mondo intero.

La mostra, realizzata nel 2014 per ricordare i cinquant’anni del capolavoro pasoliniano e allestita nelle sale del Museo nazionale d’arte medievale e moderna di Palazzo Lanfranchi e in quelle del Museo della scultura contemporanea di Matera (Musma) proprio in occasione della fase finale del percorso di candidatura di Matera Ecoc 2019, ha raccontato la storia e le vicende del film, ricostruendo la cornice del primo cinema pasoliniano e mettendo in luce i rapporti con l’arte figurativa e le nuove tecniche di immagine, così rilevanti nella formazione e nello sguardo del regista friulano. Un articolato racconto per immagini, che ha portato dall’ideazione, produzione e realizzazione del film, fino alla presentazione al Festival del Cinema di Venezia e alla controversa accoglienza che la critica del tempo riservò all’opera religiosa del regista ‘scomodo’, comunista, omosessuale e, soprattutto, non credente.

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Poster per Icograda Design Week, Torino 2008. Aiap

 

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Modello di carta per "disegnare" con punto croce

 

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HANKERCHIEF
Rivista di approfondimento e sensibilizzazione sul tema dell'omofobia, della transfobia e dell'identità sessuale
Francesco Barbaro, Giulia Cordin, Giacomo Delfini, Alessandro Piacente e Lorenzo Toso

Isia Urbino, Corso di Diploma accademico di secondo livello
Grafica dei Sistemi
2° anno specialistica Editoria 2014–15
Corso Progettazione grafica
Docente Mauro Bubbico
In collaborazione con Motola snc, Montescaglioso (Mt); Miulli Associati; CTS Grafica

http://handkerchiefmagazine.tumblr.com

 

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FAMIGLIA CRISTIANA
Progetto editoriale con Luca Pitoni e Giacomo Traldi
Edizioni Paoline, 2013

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Celebrazioni del terzo centenario della nascita di Carlo Goldoni
Concorso per la realizzazione del marchio e del manifesto, Regione Veneto, 2007

Teatro e grafica, Carlo Goldoni (1707-1793) e Gianbattista Bodoni (1740-1813).
Entrambi, pur se in periodi leggermente sfalsati, sono stati fautori di una rivoluzione.
Goldoni, il grande innovatore della commedia dell'arte, ha inventato la figura dello scrittore di teatro, del regista. È stato teorico della scena e uomo della storia, è stato uno dei nostri massimi scrittori teatrali.
Bodoni è stato uno dei più importanti incisori di caratteri. Con le sue eleganti tipografie e il suo Bodoni, carattere raffinato e rigoroso dai tagli netti, ha operato una vera rivoluzione gettando le basi per la nascita della tipografia moderna.
Cucina Bodoni è un carattere digitale di fregi e decori bodoniani miscelati a: icone di torte (per un buon compleanno che si rispetti), fiocchi (l'annuncio di una nascita), figure d'ombra (il teatro), glifi e piccole illustrazioni ispirate alle Mémoires di Carlo Goldoni. Ingredienti che, "cotti" in rapporti dimensionali diversi, sono stati la base per costruire i due poster: ricreare il cosmo meraviglioso di Goldoni, il mondo che ruota intorno a lui con le sue gioie e le sue asprezze, i suoi interpreti, i costumi e le scenografie attraverso le quali ha scelto di raccontare il mondo.

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ONE OF A TYPE
A typographic journey around Palermo
29 giugno – 29 luglio 2018
ciaociaostudio.com

A un uomo viene dato il compito di disegnare la prima lettera, la A, di un alfabeto collettivo ispirato alla città di Palermo. Nel breve tempo a disposizione egli si propone di rappresentare in una sola lettera non solo Palermo, il porto, il carro trionfale del festino di Santa Rosalia, i mostri di villa Palagoni, la fontana di Villa Trabia, la cappella Palatina, le gesta di Orlando e Rinaldo, la storia d'amore di Ruggero e Bradamante, la cassata, le ossa di morti e le mammelle di vergine e in aggiunta tutti i sassi del Sagrato della Madonna di Custonaci, il Pantocrator di Monreale, il teatro e tempio di Segesta e il sorriso del ritratto d'uomo di Cefalù, ma l'intero mondo. Infatti, nel breve tempo a disposizione, egli popola quel limitato spazio di una A maiuscola di cattedrali, di montagne, di baie, di navi, d'isole, di pesci, di dimore, di strumenti, di astri, di cavalli e di persone nel tentativo di tracciare in una sola lettera la forma di tutti gli alfabeti sconosciuti del mondo.

Ho citato, parafrasato, rubato da J.L. Borges:
Un uomo si propone il compito di disegnare il mondo. Trascorrendo gli anni, popola uno spazio con immagini di province, di regni, di montagne, di baie, di navi, d'isole, di pesci, di dimore, di strumenti, di astri, di cavalli e di persone. Poco prima di morire, scopre che quel paziente labirinto di linee traccia l'immagine del suo volto.

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SIGNS: la grafica italiana in mostra
Base Milano
9 novembre – 20 dicembre 2016

24 protagonisti del design della comunicazione a rappresentare uno spaccato dello stato della grafica italiana, nella mostra SIGNS a cura di Francesco Dondina negli spazi di Base Milano, ha offerto una panoramica che non si limitava ad ambiti o temi specifici, ma abbracciava tutti i settori progettuali, dalla corporate identity all’editoria, dall’exhibition design all’advertising e al packaging, senza dimenticare il web e l’information design.
Figure più conosciute nel campo della grafica si sono alternate in mostra a nuovi talenti: nello spazio espositivo è stata presentata una selezione di lavori di Alizarina, Stefano Asili, Mauro Bubbico, Ginette Caron, Cristina Chiappini, Gianluigi Colin, Pietro Corraini, Artemio Croatto/Designwork, Studio FM, Michele Galluzzo, Italo Lupi, Gianni Latino, Leftloft, Giuseppe Mastromatteo, Armando Milani, Maurizio Milani, Obelo, Origoni/Steiner, Federico Pepe, Mario Piazza, Massimo Pitis, Luca Pitoni, Guido Scarabottolo, Leonardo Sonnoli.

 

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Copertina Segni migranti

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MARIO CRESCI. SEGNI MIGRANTI
Storie di grafica e fotografia

Graphic design: Mauro Bubbico, Paolo Angelini
Dal progetto grafico: Mario Cresci. Racconti di Grafica realizzato dal 2° anno di specialistica in editoria ISIA Urbino, AA 2018/19
con gli studenti: Paolo Angelini, Silvia Benvenuti, Giulia Boccarossa, Benedetta Ettorre, Chiara Netto; Docente: Mauro Bubbico
Stampato nel mese di dicembre 2019 presso Antezza Tipografi – Matera

Il titolo Segni migranti può indicare nella sua estensione semantica un binomio accettabile: è la traccia grafica del segno-disegno che convive con la realtà storica della condizione umana, ma anche con quella del migrante contemporaneo. Perché lasciare il segno indica la potenza di un’azione e di un’idea convincente e forte. In questo senso il libro contenitore di storie in forma di segni e significati si presenta come un archivio di immagini personali e collettive che sono la cartina di tornasole, di un lavoro simile a uno specchio in cui rimbalzano le ricerche di senso che seguono i tempi e le esperienze vissute nei singoli contesti sociali, dentro la comunità e dentro alle cose. Tutto questo mi ha consentito tra l’altro di capire e di conoscere una realtà che al suo inizio mi era estranea e sconosciuta come l’area del Mezzogiorno italiano in cui mi trovai per la prima volta alla fine degli anni Sessanta. Le immagini di questo mio archivio si sono accumulate una sull’altra in un deposito di senso rivolto alla comunità in una continua comunicazione iconografica affidata soprattutto a una vasta produzione di manifesti e a progetti di grafica coordinata, studio di marchi e loghi per piccole e medie imprese artigianali, nuove riviste di settore e libri di fotografia. Questo è il materiale che abbiamo rivisitato per aree tematiche, similitudini o analogie di varia natura, evitando un sistema di mera classificazione temporale e non solo, in quanto pagina dopo pagina siamo arrivati agli inediti per il 2020. Questo libro è il risultato della progettualità condivisa di un gruppo di lavoro che ha affrontato con me il compito di studiare un complesso mosaico iconografico mai analizzato prima. L’idea di unire i linguaggi dell’arte e la condivisione con altri del proprio lavoro mi sembra una buona occasione per comunicare attraverso le pagine di un libro pure in quest’epoca di immaterialità e di trasmissibiità delle immagini. Abbiamo così pensato alla carta stampata come a un supporto visuale che permanga e che sia di agevole consultazione come lo sono da sempre i libri, contenitori della creatività e della conoscenza. — Mario Cresci

Dal dorso della copertina
Il libro che sta davanti a voi e che ho sfogliato più volte credo vada letto come un sistema di associazioni proposte dall’autore e da scoprire lentamente; come nel volume, invece di proporre una indagine storica e analizzare in ordine cronologico la ricerca di Cresci, si propone un percorso diramato, articolato, denso di parentesi e nessi interni, associazioni di immagini e di modelli di lettura del reale. — Arturo Carlo Quintavalle

È un’opera aperta, è l’esito di un reale scambio e la bella fotografia da mettere sopra il camino della casa rurale, è davvero un dono, quello che riempie il cuore ma anche agita la mente. Il metodo di Cresci è il campo dove intera- giscono i saperi artistici – quelli della contemporaneità, della linea analitica dell’arte – , le metodologie e le regole del basic design, del progetto grafico e della fotografia, i riti arcaici e le fascinazioni della tradizione. — Mario Piazza

Fotografie di Paolo Angelini

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Segni migranti ha vinto l'Historical book award 2020 come miglior lavoro tematico, di documentazione o monografico su un fotografo o sulla fotografia al Festival Les Rencontres De La Photographie d’Arles. Questo festival, creato nel 1970 dal fotografo Lucien Clergue, dallo scrittore Michel Tournier e dallo storico Jean-Maurice Rouquette, da cinquant’anni è un punto di riferimento per la fotografia d’autore contemporanea.

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FRONDA D'OLIVO

"Fronda d’olivo" è una canzone epico-lirica, probabilmente originaria dell’Italia centrale, la cui area di diffusione accertata si spinge fino in Romagna e in Istria a nord e fino alla Puglia e alla Basilicata.
Nella versione lucana la protagonista, Fronda d’olivo, nonostante sia innamorata di Cundu Scielle, riceve dal padre l’imposizione di sposare Cuntu Maggi. Scapperà la prima notte di nozze per raggiungere il suo amato. Il tema principale è quello del "matrimonio combinato" e quindi della condizione della donna privata della libertà di determinare la sua vita sentimentale.

Il disegno fu editato la prima volta per il programma culturale estivo del Comune di Montescaglioso del 2014. Luglio e agosto sono i mesi in cui i giovani scelgono di sposarsi, l’emigrante ritorna per la festa patronale, lo studente fuori sede rientra per le vacanze. Il titolo è mutuato dal canto popolare. Quest’immagine è un esempio di come una storia può essere interpretata in modi diversi e di come più livelli di significati si possono stratificare e prestarsi a a una lettura multipla passando da una sfera personale ed intima ad una dimensione collettiva e universale.
Quando presentai questo poster per la prima volta al mio paese le mie intenzioni non furono di svelare il vero significato che si nascondeva dietro questa illustrazione. Lasciai che l’immagine fosse interpretata come la rappresentazione di un uomo e una donna colti in un gesto d'amore, prima di una lunga separazione: un partigiano che bacia la sua bella, il giovane che parte per il militare o il lavoratore per il nord industrializzato.
In un altro contesto invece ho svelato la vera storia e la vera origine formale di quest’immagine. Si tratta di un incisione messicana di un soldato zapatista, che bacia la sua bella prima di partire per la rivoluzione. Da qui l’idea che questa illustrazione fosse in grado di raccontare il tema, tutt’altro che locale, dell'unione d'amore. Ci sono poi altri significati profondi appartenenti alla mia sfera intima e personale che qui non riporterò.

Fronni d’alia attaccati li triccia
che lu tuo padri t’adda a marità
Ah papa papi chi hammo a maritaja
da Cuntu Maggi t’haja da pigghja’

Fronda d’olivo raccogliti i capelli
che tuo padre ti deve maritare
Papà papà chi devo maritare
a Conte Maggio ti devi prendere

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ISIACOP24
Francesca Ballarini, Silvia Benedetti, Chiara Bettega, Eleanor Burgyan, Giovanna Caliari, Sofia Campagna, Giulia Canetta, Nicolò Castro Cedeno, Giovanni Maria Cuccia, Giulia Dall’Ara, Sahar Doustar, Benedetta Fasson, Rebecca Fritsche, Gabriele Genova, Andrea Giovagnoli, Serena Mabilia, Edoardo Massa, Elena Micheli, Gianluca Patti, Camilla Pierri, Carola Pignati, Bianca Sangalli Moretti, Paola Sorrentino, Stefano Tesei, Selene Torlino, Alessia Tzimas

Dalla Francia è partita un’iniziativa chiamata 2degrees-petition, una call aperta a tutti che invita a condividere la richiesta ormai respinta che è stata fatta durante la conferenza: mantenere il surriscaldamento globale entro i 2°. Il volume è una raccolta di immagini che promuovono le idee al centro del dibattito durante la Conferenza delle parti sul clima 2018 svoltasi in Polonia.

Isia Urbino, Corso di Diploma accademico di secondo livello
Grafica delle immagini
2° anno specialistica Editoria 2018–19
Corso tipografia per l'illustrazione
Docente Mauro Bubbico

2degrees-petition.com

 

scriba bianco

 

budda2

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MAURO BUBBICO, 
NON SERVONO LE PAROLE, NON SERVONO LE IMMAGINI
di Mario Piazza

Questa è la prima mostra di Mauro Bubbico, nel senso che è la prima dedicata interamente al suo lavoro. E infatti è stata spostata di un anno (si doveva fare nel 2015, si fa nel 2016) per i necessari rimuginamenti. È una lotta col tempo, non quello frenetico delle città aperte 24ore su 24, no è il tempo insondabile della natura, della semina e della maturazione. È il tempo che aumenta il tempo, crea improvvisi cunei di pensieri che hanno però la tenace concretezza nel momento 
in cui ti sembra di essere vicino alla meta, di far capire che essa è ancora troppo lontana. Maturerà il prossimo anno. Gli oggetti hanno il loro posto, gli ulivi hanno dato i frutti e le fascine ardono nel camino.
La frenesia del fare è tutta nella testa. La mente è antica, è organizzata con 
adatte stanze medievali, stiva le memorie e le mette a servizio. Ogni stanza ha un ingresso e una uscita, ma ogni uscita è un ingresso e ogni ingresso è un’uscita. Nulla si deposita, nulla si dimentica, tutto è a disposizione. Se non si capisce il tempo del fare, non si comprende il mestiere di Bubbico. Non si coglie la stasi, l’attardarsi mesto di fronte al tramonto, né si può interpretare il brulichio, i tizzoni ardenti sotto la cenere. La flemma nasconde la passione, che non è mai impeto, scompostezza, è invece misura, lettura, riappropriazione.

Quattro titoli per una esposizione.
Invio per la mostra alcune proposte di titolo e attendo.
1 Mauro Bubbico. La lezione lucana
2 Mauro Bubbico. Verifiche, un’antologia
3 Mauro Bubbico. Raffiche di grandine
4 Mauro Bubbico. Con la cicala nel petto

CON LA CICALA NEL PETTO
Mostra personale di Mauro Bubbico a cura di Mario Piazza.
Civitanova Marche, ottobre 2016

Io non so cantare lo zelo
Della formica immortale.
Più vicino alla mia sorte
È lo stridore della cicala
Che trema fino alla morte.
Nel tempo mio diletto
Mi confidavo a quell’ira
Insistente che mi assopiva
Con la cicala nel petto.
Ora nello sfacelo
Della mia giornata mi resta
Un po’ di polvere in pugno,
Ma tanto vale la tua spoglia
Che ancora risento di quel melo
Stormire e nell’aria di giugno
La tua allegria funesta
Nascere dentro una foglia.
Leonardo Sinisgalli, Vidi le muse, 1943

Uno scriba sospeso in cielo o un Buddha? Nei templi dell’Asia, le colossali divinità di bronzo nero tengono gli occhi abbassati, assorti in sogni indecifrabili. Le pesanti lastre di pietra, collocate nelle loggette funerarie ripercorrono, con le loro figure e gli emblemi severamente incisi, gli annali di un’umanità favolosa. Dipinti su seta, i poeti, gli eroi e i saggi sembrano addormentati, in virtù di qualche incantesimo, in un sonno che ci sfugge. La neve, la luna e i fiori, fissati in toni leggeri sulla carta delle stampe, hanno la poesia di una realtà al contempo chimerica e vera, contemplati attraverso un crepuscolo trasparente. I vasi e le coppe in grès portano sui fianchi delle aurore e delle notti dove palpita la presenza di un dio nascosto. Il tesoro delle arti asiatiche è ricco di enigmi che, anche se ne conosciamo il senso, rimangono per noi avvolti in suggestioni più strane di quelle dello spazio e del tempo. C’è una sorta di magia che non è solo quella del lontano e del secolare, ed è forse il sentimento dell’assoluto, una forma sconosciuta di divino...
Henri Focillon, Il libro dei maghi. Saggio sulla filosofia della natura. Maedusa 2017

 

paolo francesca


PAOLO E FRANCESCA
19 marzo 2020. DanteDì, omaggio a Dante, Corriere della Sera e la Lettura, a cura di Franco Achilli, poster collettivo, fustellato, con frammenti di antologia del Poeta e le cartoline di versi e opere grafiche dedicate alla sua opera.

www.corriere.it/la-lettura/20_marzo_16/cartoline-d-artista-app-de-la-lettura-celebrano-genio-dante-c572c79e-67a9-11ea-93a4-da8ab3a8afb1.shtml

teatro vita gioco anim

Mauro Bubbico è nato a Montescaglioso (Matera) dove vive e lavora dal 1986 come grafico professionista. Tra i campi d’intervento privilegia il design finalizzato all'educazione sociale e alla sostenibilità ambientale. Nel corso degli anni i suoi interessi, le ricerche sui luoghi e i loro abitanti lo hanno portato alla definizione di un linguaggio grafico efficace e contemporaneo adatto a raccontarli e a valorizzarli per favorire lo sviluppo umano, economico e culturale, convinto che la cultura grafica è, prima di tutto, capacità di costruire grandi narrazioni. È docente di Progettazione Grafica all’Isia di Urbino, all'Isia di Faenza, all’Abadir di Catania e alla Free University Bozen-Bolzano.
È socio Aiap (Associazione italiana design della comunicazione visiva) e membro AGI (Alliance Graphique Internationale).

Mauro Bubbico was born in Montescaglioso (Matera) where he lives and works as graphic designer since 1986. His favorite field is design for education and environmental sustainability. Along the years his interests and his research on places and inhabitants has brought him to define an incisive and contemporary graphic language capable to narrate and enhance them, favoring their social, economic and cultural development. In his vision graphic design is primarily the ability to build great narrations. He teaches Graphic Design at ISIA Urbino, ad ISIA in Faenza, at Abadir school in Catania and at Free University Bozen-Bolzano. He is member of AIAP, the main graphic designer association Italian, and AGI (Alliance Graphique Internationale).

Mente locale e grafica utile
Mauro Bubbico può essere considerato il vero erede della cultura visiva popolare italiana che si è formata nella tradizione dell’Italia agricola pre e post bellica e che ancora oggi vive in alcune risacche dell’entroterra nazionale. Risacche per nulla minori ma che, anzi, si fanno portatrici di un’identità italiana genuina, quasi arcaica e che fonda su icone salde i propri presupposti. La cultura politica, religiosa, sociale, antropologica trovano nei progetti grafici di Mauro Bubbico uno spazio di evidenza, un modo per poter riportare i temi della grafica su quell’aspetto sociale che è responsabilità civile, partecipazione, e anche, se necessario, dissenso.
Bubbico non è mai decorativo nei suoi segni, pur costruendo immagini ricche ma di una ricchezza che è essenza di quella cultura materiale che riesce a sopravvivere alla natura post-digitale dei nostri contesti. Non è mai retorico, piuttosto feroce nella denuncia. Non è mai melenso piuttosto riesce a costruire racconti poetici su discorsi a volte drammatici. Un linguaggio crudo e duro il suo, ma fortemente enunciativo e simbolico e che riporta a quella stagione di grande responsabilità civile che ha attraversato la nostra penisola. Un discorso colto, con riferimenti continui a grandi pensatori, da Sinisgalli a Gilles Clément convinto che la cultura grafica è prima di tutto, capacità di costruire grandi narrazioni.
— Daniela Piscitelli

Local mind and useful graphics
Mauro Bubbico can be considered the true heir of the Italian popular visual culture, that was formed in the tradition of pre and post-war agricultural Italy and that still today lives. They are the bearers of a genuine, almost archaic, Italian identity that bases its assumptions on solid icons. The political, religious, social, anthropological culture find in Mauro Bubbico's graphic projects a space of evidence, a way to bring the themes of the graphic on the social aspect that is civil responsibility, participation, and even dissent.
Bubbico is never decorative in its signs, while building rich images but of a richness that is the essence of that material culture that manages to survive the post-digital nature of our contexts. It is never rhetorical in the denunciation. He manages to build poetic tales on sometimes dramatic speeches. His language is raw and hard, but strongly enunciative and symbolic and that brings back to that season of great civil responsibility that has crossed our peninsula. A cultured discourse, with continuous references to great thinkers, from Sinisgalli to Gilles Clément convinced that graphic culture is first of all, ability to build great narratives.
— Daniela Piscitelli

La necessità del design
Guardando le opere di Mauro Bubbico due parole vengono subito alla mente: design e identità. L’identità che si costruisce attraverso il design o, se volete, il design che nasce dall’identità. Queste parole sono la ragione stessa dell’operare professionale di Mauro, perché per lui la professione non può essere disgiunta dalla ricognizione delle proprie radici e della storia, personale e collettiva. E poi della storia e delle tradizioni (sociai, religiose o apotropaiche non importa) della sua terra, quel Sud profondo che abbraccia i Sassi di Matera e si allunga verso la piana del Salento. Nei manifesti di Bubbico trasuda l’anima che Ernesto De Martino aveva preso a raccontarci, che Pasolini aveva raffigurato nel suo vangelo, che l’emigrazione per generazioni ha bagnato del proprio sudore. Ma Mauro Bubbico, lo abbiamo detto, attraverso la storia costruisce un sistema grafico poderoso, che diventa racconto epico e rapsodico, con il dialetto che si sostiuisce alla lingua, con le luminarie e i ventagli delle feste patronali, con la ceramica umorosa, e a volte scurrile, dei Cola Cola di Beniamino Loglisci di Gravina in Puglia (ma anche qua e là, con qualche gustoso riferimento al mondo della grafica internazionale, da Oscar Schlemmer, a Maurice Sendak a Kasimir Malevich).
La sua forza professionale più autentica è comunque stata quella di dar voce, negli anni, a una civiltà contadina antica, con le sue feste e le sue lotte, e di rimanere sempre tignosamente sul pezzo, senza cercare le scorciatoie delle committenze “alte” (che a volte “alte” non sono); rivendicando sempre, con eleganza quasi snob, il proprio ruolo appartato, “marginale”, in un ambiente pieno di prime donne di molta apparenza ma, spesso, di poca sostanza. Mauro Bubbico ci rammenta, con le sue immagini, chi siamo e da dove veniamo: mentre traccia la storia della sua identità ci racconta anche la nostra.
Andrea Rauch,
Il racconto della grafica. Storie e immagini del graphic design italiano e internazionale dal 1890 ad oggi, La Casa Usher, 2017

The need for design
Looking at the works of Mauro Bubbico, two words immediately come to mind: design and identity. The identity that is built through design or, if you want, design that comes from identity. These words are the very reason of Mauro's professional work, because for him the profession can not be separated from the recognition of one's own roots and of personal and collective history. And then the history and traditions (sociai, religious or apotropaiche does not matter) of his land, that deep South that embraces Matera and stretches to the plain of Salento. In the Bubbico's poster exudes the soul that Ernesto De Martino had taken to tell us, that Pasolini had portrayed in his gospel, that emigration for generations has been wet with its own sweat. But Mauro Bubbico, as we have said, builds a powerful graphic system through history, which becomes an epic tale, with the dialect that replaces the language, with the lights and fans of the patron saint's festivals, with the humorous and sometimes foul-looking ceramics, the Cola Cola di Beniamino Loglisci of Gravina in Puglia (but also here and there, with some tasty reference to the world of international graphics, from Oscar Schlemmer, to Maurice Sendak to Kasimir Malevich).
Its most authentic professional strength has nevertheless been that of giving voice over the years to an ancient civilization, with its feasts and its struggles, and of always remaining tignfully on the piece, without looking for the shortcuts of "high" commissions (that sometimes "high" are not); always claiming, with an almost snobbish elegance, its own secluded, "marginal" role, in an environment full of first women of much appearance but often of little substance. Mauro Bubbico reminds us, with his images, who we are and where we come from: while he traces the history of his identity he also tells us about ours.
— Andrea Rauch, The story of graphics. Stories and images of Italian and international graphic design from 1890 to today, La Casa Usher, 2017

Exhibitions
1998, Segno Alfabeto Scritture Linguaggi. Aiap Adi Smau – Milano, Roma, Matera, Andria (Ba)
2005, The Design of Dissent. School of Visual Arts – New York
2006, Le Reliquie di SottoSpirito. Aiap – Milano
2008, Icograda Design Week Torino Multiverso
2009, Design Museum Triennale. Spaghetti Grafica 2. Contemporary Italian Graphic Design – Milano
2010, “Finestre sull’Italia. Manifesti italiani dopo il 1990” a cura di Mario Piazza, Flora Bianchesi e Jochen Oor. Affiche Museum, Grote Oost 2- 4 1621 BW – Hoorn (Olanda)
2010, Graphic Intervention: 25 Years AIDS Awareness Posters 1985-2010. Stephen D.Paine Gallery Massachusettes College of Art Design Boston
2011, Avanti popolo. Il PCI nella storia d’Italia. Progetti/Confronti/Incontri. 34 designer interpretano il PCI” – Roma
2011, “Il futuro nelle mani: artieri domani” a cura di Enzo Biffi Gentili. Officine Grandi Riparazioni – Torino
2012, Triennale Design Museum. TDM 5 Grafica Italiana – Milano
2016, “Mauro Bubbico. Con la cicala nel petto” a cura di Mario Piazza – Civitanova Marche /An)
2016, SIGNS: la grafica italiana in mostra, BASE – Milano
2017, Triennale Design Museum 10. Giro Giro Tondo. Design for Children – Milano